Ha compiuto una strage in famiglia dopo una violenta lite legata probabilmente a dissidi di natura economica, un'eredità divisa male o la gestione di un terreno...
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All'arrivo dei soccorritori, i cadaveri si trovavano nella sala da pranzo, mentre l'appuntato, gravemente ferito, era rannicchiato su una sedia e perdeva molto sangue. L'uomo è stato soccorso e trasferito prima all'ospedale «Marianna Giannuzzi» di Manduria e dopo nel reparto maxillofacciale del Policlinico di Bari. A quanto si è appreso, non sarebbe in pericolo di vita. Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Manduria e del comando provinciale di Taranto, i colleghi del Ris, il medico legale Alberto Tortorella, il procuratore aggiunto Maurizio Carbone e il pm Maria Grazia Nastasia. L'area è stata delimitata con nastro bianco e rosso. Tutt'intorno una folla di curiosi. Il sindaco di Sava Dario Iaia conosceva personalmente le vittime. «Tutta brava gente», ha sussurrato ai cronisti il primo cittadino. «Siamo sconvolti - ha aggiunto - e nulla lasciava presagire una tragedia di queste proporzioni. La nostra è una cittadina tranquilla».
Raffaele Pesare è sposato e ha due figli e uno di questi, dicono in paese, intende diventare sacerdote. Anche la sorella del militare, una delle vittime, ha un figlio di 12 anni che al momento della strage si trovava a scuola. Al ragazzino è stato detto inizialmente che i suoi genitori sono rimasti coinvolti in un incidente. Gli hanno portato il cagnolino bianco di famiglia per farlo giocare. Lui, all'oscuro di tutto, ha chiesto anche di poter essere accompagnato dallo zio Raffaele. La violenta lite familiare, secondo i carabinieri, potrebbe essere dunque legata a questioni economiche. Ma questa è una delle ipotesi al vaglio degli inquirenti, che indagano per risalire con certezza al movente del dramma familiare. «Le persone coinvolte - ha aggiunto il sindaco Iaia - non hanno mai dato segni di preoccupazione. Conosco anche il carabiniere che ha sparato, un militare apprezzato per la sua attività. Restiamo veramente senza parole». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero