Usa, tagliò la pancia di una donna incinta per appropriarsi del feto: condannata a 100 anni di carcere

Usa, tagliò la pancia di una donna incinta per appropriarsi del feto: condannata a 100 anni di carcere
Dovrà passare il resto della sua esistenza in carcere: Dynel Lane, 36 anni, del Colorado, accusata di aver tagliato la pancia di Michelle Wilkins, 24enne all'ottavo mese di...

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Dovrà passare il resto della sua esistenza in carcere: Dynel Lane, 36 anni, del Colorado, accusata di aver tagliato la pancia di Michelle Wilkins, 24enne all'ottavo mese di gravidanza per impossessarsi del feto, è stata condannata a 100 anni di carcere dal tribunale di Boulder.


Dynel Lane, mamma di due bambini, aveva mentito al nuovo compagno raccontandogli di essere incinta. Si era procurata delle ecografie on line e aveva mostrato al suo uomo il bimbo di cui sarebbe presto diventato il papà. Un inganno che, però, era destinato ad avere i mesi contati. E così, quando nel marzo 2015 il peso della bugia stava diventando insostenibile, architettò un piano nei minimi dettagli per non soccombere alla menzogna: postò un un annuncio su Craiglist in cui diceva di voler regalare dei vestiti per neonato nella speranza di adescare una donna incinta. A cadere nel tranello fu Michelle che, allettata dalla proposta, rispose all'annuncio e si presentò a un appuntamento a casa di Dynel: quando arrivò si rese ben presto conto che non c'era nessun vestitino. La futura mamma venne aggredita e tramortita: poi Dynel le tagliò il ventre con un coltello da cucina per appropriarsi del feto e corse in ospedale. Ai medici raccontò che quello era il suo bambino e che aveva subìto un aborto spontaneo. Ma la verità venne ben presto a galla: nonostante l'emorragia, Michelle riuscì a chiamare i soccorsi e ad avvertire la polizia che risalì a Dynel. La futura mamma è riuscita a salvarsi, ma non è stato così per il suo piccolo.

La donna è stata arrestata e in queste ore è arrivata la sentenza letta dal giudice Maria Berkenkotter: durante il processo Dynel non ha mai preso la parola, né espresso rimorso. Secondo i suoi parenti fu un episodio a cambiarle totalmente l'esistenza: nel 2002 la donna perse un figlio di 19 mesi morto annegato, una circostanza che l'avrebbe portata a compiere un'azione inspiegabile. Ma un passato traumatico non è bastato per addolcire la sentenza: Berkenkotter l'ha condannata a 48 anni per tentato omicidio e a 32 anni per interruzione illegittima di gravidanza. I restanti 20 anni le sono stati inflitti per l'accusa di aggressione.

Un processo che è giunto al suo epilogo non senza polemiche: il tribunale di Boulder, in Colorado, infatti, non è riuscito a stabilire se il feto era vitale prima dell'attacco. Per questo motivo la donna non è stata accusata di omicidio. La vicenda ha provocato una controversia, con un tentativo dei repubblicani dello Stato di inasprire la legge, che è stato respinto dai democratici come attacco all'interruzione volontaria di gravidanza.








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Il Messaggero