Attentato di Sydney, una delle vittime fu uccisa dalla polizia

Attentato di Sydney, una delle vittime fu uccisa dalla polizia
​Una donna morta durante la presa di ostaggi al Lindt Chocolat Cafè di Sidney del 15 dicembre scorso è stata uccisa da frammenti di proiettili sparati dalla polizia durante il...

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​Una donna morta durante la presa di ostaggi al Lindt Chocolat Cafè di Sidney del 15 dicembre scorso è stata uccisa da frammenti di proiettili sparati dalla polizia durante il raid che ha posto fine al sequestro.




L'altro ostaggio morto è stato ucciso con un colpo alla nuca dal sequestratore, il rifugiato iraniano Man Haron Monis, sedicente religioso musulmano che diceva di appartenere allo Stato islamico. Monis è stato ucciso dalla polizia con 13 colpi, due dei quali alla testa. Lo ha riferito in tribunale a Sidney l'assistente avvocato del coroner, Jeremy Gormly, nell'udienza di apertura dell'inchiesta medico-legale.



Monis, 50 anni, rifugiato politico in Australia, numerosi precedenti per estremismo religioso e violenze sessuali, indagato per complicità nell'omicidio della sua ex moglie, aveva preso in ostaggio 18 persone all'interno del caffè, minacciandole con un mitra e dicendo di avere messo bombe radiocomandate in giro per la città (minaccia rivelatasi falsa).



Aveva detto di far parte dell'Isis, ma gli inquirenti non hanno trovato tracce di un suo collegamento con l'organizzazione. Secondo l'ufficio del coroner, dopo un sequestro di 16 ore, Monis aveva sparato a un gruppo di ostaggi che erano riusciti a fuggire, senza colpire nessuno. Quindi aveva fatto inginocchiare il gestore del bar, Tori Johnson, 34 anni, e lo aveva ucciso con un colpo alla nuca. La sparatoria aveva provocato l'irruzione della polizia, che secondo il coroner ha sparato complessivamente 22 colpi. Sei frammenti di proiettili hanno raggiunto uno degli ostaggi, Katrina Dawson, avvocato di 38 anni, provocandole una emorragia fatale.
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Il Messaggero