Un filmato girato dai carabinieri lo immortala mentre sbuca dal bagagliaio di una Nissan guidata dalla moglie. Correva l’anno 2007 e a San Luca soffiavano venti di guerra....
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La barba incolta, visibilmente stanco, il padrino si è consegnato senza opporre resistenza :«Sono innocente, la giustizia vuole martoriare me e la mia famiglia», ha esordito davanti agli uomini dello Squadrone cacciatori. Così, in un bunker nascosto nel sottosuolo di San Luca, è finita la latitanza del “don” ricercato per dieci lunghi anni. In tanti gli avevano dato la caccia, ma nessuno era riuscito a trovarlo. Fantasma. Il nascondiglio del mammasantissima era collegato con la sua abitazione, tre piani di edificio ai piedi dell’Aspromonte. Nato il 6 dicembre 1972, l’uomo è indicato dagli inquirenti come un big della ndrangheta e del narcotraffico.
Il padre è morto ammazzato nel pieno della ruggente faida di Motticella, il fratello, Francesco, è stato condannato all’ergastolo. Ha armato i sicari della strage di Natale. Era il 25 dicembre 2006. Quel giorno, una batteria di mafiosi ha sparato all’impazzata davanti casa del boss Gianluca Nirta, uccidendo la moglie, Maria Strangio. Il sei gennaio, festa dell’Epifania, la vendetta. Il primo a cadere sotto i colpi del clan Nirta è un agricoltore, Bruno Pizzata. Muore ammazzato lui, muore ammazzato Rocco Aloisi, fanno secco l’imprenditore Giuseppe Campisi. Tutti fedelissimi della famiglia Vottari. Li hanno uccisi uno dietro l’altro, in aperta campagna. Erano i primi, non gli ultimi.
Gli ultimi sono stati assassinati a Duisburg, in Germania, il 15 agosto 2007, quando la polizia tedesca trovò i cadaveri di sei italiani riversi sull’asfalto. Erano tutti fidati del mammasantissima Santo Vottari. Per non incrociare i rivali per strada, stando ai filmati girati all’epoca dai carabinieri, il padrino s’infilava nei bagagliai delle auto. Nel corso delle indagini, gli inquirenti hanno intercettato la voce di un autorevole mafioso.”Dopo l’uccisione della moglie – disse l’intercettato Nicola Romano – Gianluca Nirta chiese a Santo Vottari la testa di chi aveva sparato, ma lui si rifiutò”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero