Stuprata fuori dalla discoteca a Senigallia, il racconto: «Urlavo ma nessuno mi ha difesa»

Stuprata fuori dalla discoteca a Senigallia, il racconto: «Urlavo ma nessuno mi ha difesa»
Stuprata all'uscita della discoteca senza che nessuno la difendesse. «Urlavo forte per attirare l'attenzione, ma nessuno mi ha aiutato a sfuggire allo stupro». A parlare...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Stuprata all'uscita della discoteca senza che nessuno la difendesse. «Urlavo forte per attirare l'attenzione, ma nessuno mi ha aiutato a sfuggire allo stupro». A parlare è la ventenne senigalliese che accusa un giovane di averla violentata nel parcheggio di una discoteca di Senigallia. I fatti risalgono alla notte tra il 21 e il 22 marzo 2014, quando la ragazza era andata nel locale con alcune amiche per ballare, divertirsi e suggellare il fidanzamento con D.Y., un 24enne originario di Capo Verde, operaio residente a Mondolfo, in carcere dal 26 marzo. Le cose però sono andate in tutt'altro modo. I due ragazzi, una volta incontratisi all'interno della discoteca, hanno raggiunto il parcheggio antistante il locale. Ed è lì che si sarebbe consumata la violenza sessuale.




Ieri, nel corso dell'udienza collegiale presieduta dal giudice francesca Grassi, la vittima, assistita dall'avvocato Ruggero Tomasi, ha ripercorso a fatica i fatti drammatici di quella notte. «Mi stringeva forte i polsi, mi faceva talmente male che non riuscivo a muovervi - ha detto con voce rotta - Tutto quello che potevo fare era urlare e piangere, sperando che qualcuno sentendomi mi venisse ad aiutare, a portarmi via da lui».



Secondo la testimonianza della ventenne, le sue urla avrebbero attirato l'attenzione di una coppia: «Si è avvicinata, ma il mio violentatore gli ha fatto cenno di andarsene, di non impicciarsi. La coppia se ne è andata e lui ha continuato ad abusare di me come se niente fosse. Per me è stato un doppio shock».



L'imputato, difeso dall'avvocato Andrea Reginelli, ha sempre negato ogni tipo di violenza, sostenendo che con la ragazza aveva solamente un rapporto di amicizia. Un fatto che ha trovato sostegno nei tabulati telefonici analizzati dagli inquirenti. I due si conoscevano da sei anni e si sentivano spesso, da quando il capoverdiano si era fidanzato con la migliore amica della vittima - rapporto poi finito - ed era così entrato a far parte della comitiva. I dati rilevati dai tabulati telefonici hanno fatto sì che inizialmente l'ago della bilancia si spostasse verso la tesi del giovane ma la deposizione dei testimoni, che hanno raccontato di aver visto la vittima molto scossa negli istanti successivi al presunto stupro, e gli esami medici a cui la ragazza si è sottoposta, hanno confermato l'ipotesi della violenza sessuale.


La sentenza è attesa per il 26 febbraio 2015. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero