In vacanza gratis. A Gardaland e a spese del Comune. Non è uno scherzo ma un regalo per gli studenti delle scuole medie di una cittadina del Veneto. Che in cambio non...
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Almeno è questo a cui aspira l’ideatore della provocazione, che pure si concretizzerà davvero: il sindaco di Vigonza, in provincia di Padova, al secolo Nunzio Tacchetto (al secondo mandato, rieletto nel 2012, lista civica di centro destra) 61 anni, ingegnere. Che ha posto regole chiare e senza possibilità di trucchi: i cinquanta ragazzi che accetteranno la sfida dovranno consegnare al primo cittadino i loro cellulari, compresa la sim. Se riusciranno a resistere avranno il loro premio, ovvero la vacanza di una settimana quest’estate nel parco divertimenti senza spendere nulla.
Ma come è arrivato a una proposta così “radicale”, a un concorso anti-social nell’epoca dei post e dei tweet? Tacchetto parla di “strani comportamenti”, di “ipnosi di massa”: «Mentre passeggiavo, mi sono imbattuto in un gruppetto di giovanissimi che, mentre usciva dalla scuola media, era letteralmente rapito dai cellulari-racconta-. Come se non bastasse, qualche sera dopo, mentre ero a cena, ho notato una tavolata di persone dove gli adulti chiacchieravano e i ragazzini erano immersi negli smarthpone. E da lì mi è venuta l’idea: è possibile vivere senza cellulari? Forse no. Ma credo che con un piccolo incentivo si possa ottenere qualche risultato almeno per diminuirne l’utilizzo. Non è possibile che i contatti umani, lo stare insieme si riduca al commento di ciò che passa sui social e sui telefonini».
Detto, fatto. Con la velocità di un messaggio Whatsapp, la “mozione” è partita. E pochi giorni fa gli studenti hanno consegnato l’inseparabile compagno di smanettament al sindaco provocatore. Che si dice soddisfatto: «I ragazzi hanno accettato l’iniziativa con entusiasmo- si . Ho spiegato loro quelli che possono essere i benefici derivanti dal distacco da uno strumento che, talvolta, viene usato in maniera distorta, oltre al fatto che lo si ha in mano per troppe ore al giorno. Credo che i ragazzi debbano riscoprire altri modi per comunicare tra loro» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero