NEW YORK - Fedele all'Isis. Tashfeen Malik, la donna che a fianco del marito Syed Farook ha sparato nel centro medico di San Bernardino uccidendo 14 persone e ferendone 21, il...
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I CONTATTI
Il New York Times ha raccolto fonti anonime tra gli investigatori, i quali avrebbero trovato tracce di comunicazioni scambiate da Farook con affiliati delle organizzazioni jihadiste. Le conversazioni non erano tali da destare i sospetti dell'antiterrorismo, e infatti entrambi i coniugi non erano mai entrati nel radar della Nsa o dell'Fbi. L'agenzia federale ha ora cambiato il titolo dell'inchiesta in un sospetto attacco di terrorismo, ha annunciato ieri il vicedirettore dell'Fbi di Los Angeles David Bowdich. I suoi uomini sulla scena del delitto hanno nelle mani l'evidenza di contatti tra Farook e almeno due organizzazioni internazionali jihadiste: al Nusra in Siria e al Shabab in Somalia.
Nel frattempo però è stato lo stesso Isis a rompere gli indugi e a riconoscere la paternità, perlomeno ideologica, dell'attentato. In un messaggio pubblicato sul network di propaganda Aamaq si leggeva ieri che a compiere l'attacco «sono stati due sostenitori dello Stato Islamico». Gli estensori del messaggio si rallegravano del fatto che la strage sia stata realizzata dopo le rassicurazioni che il governo americano aveva fornito dopo gli attacchi di Beirut e di Parigi, dicendo che non c'era un rischio di attentati sul territorio nazionale.
RITROVATI I CELLULARI
Sul fronte delle indagini, progressi sono stati ottenuti con il ritrovamento dei cellulari dei due coniugi, malamente danneggiati nel tentativo di distruggerli, e poi gettati nelle prossimità di un cassonetto dell'immondizia vicino l'abitazione dove i due vivevano in affitto. Le perquisizioni effettuate nell'appartamento hanno anche individuato dei portatili, nei quali si spera di trovare conferme sui contatti, ed eventuali collegamenti internazionali. L'ipotesi più plausibile al momento è comunque che l'attentato sia stato confezionato tra le mura domestiche da due persone fortemente determinate a infliggere il maggior danno possibile alla comunità nella quale vivevano. Le armi accumulate (le due automatiche, e le pistole, la montagna di munizioni, e le bombe tubo) per quanto impressionanti, possono essere raccolte con facilità negli Usa da chiunque abbia la stessa volontà stragista. La polizia sa chi ha fornito le armi d'assalto il cui possesso è illegittimo in California, ma per il momento non ha effettuato altri arresti.
I PROFILI
Cominciano intanto ad emergere le immagini e i profili delle vittime, tramite i racconti dei sopravvissuti in questa cittadina all'ombra distante dei riflettori che avvolgono la vicina Los Angeles, ma afflitta da crisi economica cronica e da una recente bancarotta comunale. Tra loro c'era la figlia trentunenne di un esule dalla guerra del Vietnam, e una rifugiata dalla rivoluzione komheinista a Teheran, giunta negli Usa 40 anni fa per sfuggire alla violenza della repressione islamica. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero