La procura di Roma ha aperto un fascicolo senza ipotesi di reato, nè indagati, in seguito all'esposto presentato dalla famiglia di Stefano Cucchi nei confronti del medico...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
A seguire gli accertamenti sarà il procuratore Giuseppe Pignatone. Il fascicolo aperto sarà circoscritto agli episodi indicati nell'esposto e non costituisce l'avvio di nuove indagini sulla morte di Stefano Cucchi. Quest'ultime, come precisato dallo stesso Pignatone nei giorni scorsi, saranno subordinate all'esame di tutto il carteggio e delle motivazioni di assoluzione della corte di assise di appello di medici, infermieri e guardie penitenziarie.
«Gli elementi della perizia contestati sono diversi e sono tra loro connessi, ma uno prevale su tutti: il catetere». Così l'avvocato della famiglia Cucchi, Fabio Anselmo, spiega il punto focale da affrontare. «A Stefano viene inserito il catetere perché aveva riferito ai medici di non potere urinare autonomamente - continua l'avvocato Anselmo - mentre i medici hanno riferito di averlo utilizzato per comodità. In realtà Stefano aveva una lesione alla regione sacrale che gli ha provocato l'impossibilità di urinare ed è per questo che gli venne inserito il catetere, tanto che appena inserito uscirono 440 cc di urina. Poi, però, il catetere si è ostruito, tanto da provocare lesioni al globo vescicale - prosegue il legale - trovato con un litro e mezzo di liquido all'interno. Stefano non riusciva ad urinare a causa della lesione alla regione sacrale, dovuta probabilmente alle botte, e per questo è stato inserito il catetere, ma in aula è stato detto che invece era stato utilizzato per comodità. Non può essere».
Legale della famglia da Pignatore. «Non ci interessa trovare un colpevole a tutti i costi.
Albarello. «Non mi sento di fare nessuna dichiarazione in merito. Posso solo dire di aver dato mandato al mio legale di esaminare tutte le dichiarazioni verbali e scritte che sono state fatte contro di me». È quanto afferma Paolo Arbarello, ex direttore del Dipartimento di Medicina legale della Sapienza di Roma e consulente dei pm al processo relativo alla morte di Stefano Cucchi. Il professore preferisce non replicare alla sorella di Stefano, Ilaria, che ha presentato un esposto alla Procura di Roma, accusandolo in sostanza d'aver anticipato il suo giudizio sull'esito della consulenza fatta per conto dell'ufficio del pubblico ministero prima ancora che il documento venisse depositato. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero