Renzi sul Turismo: «Con le lamentele non lo rilanceremo mai»

«Se continuiamo ad avere un costante coro di lamentela per cui l'Italia è un Paese in cui non funziona niente, non rilanceremo mai il turismo». Lo ha detto...

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«Se continuiamo ad avere un costante coro di lamentela per cui l'Italia è un Paese in cui non funziona niente, non rilanceremo mai il turismo». Lo ha detto Matteo Renzi agli Stati generali per il Turismo a Pietrarsa. «Bisogna tornare ad avere l'orgoglio per l'Italia chiunque sia il presidente del Consiglio o il sindaco in carica», ha aggiunto. «La dobbiamo smettere di raccontare l'Italia come un Paese dove non va bene niente. Se continuiamo ad avere un coro di lamentele il turismo non verrà rilanciato».


«Vinceremo la sfida del turismo passando da 50 a 55 mln, poi andremo a 60 mln e poi i numeri cresceranno, ma solo se riusciremo a raccontare agli italiani che turismo non è solo business, non è solo industria, è qualcosa di più: è un modo per tornare a essere innamorati di un Paese famoso nel mondo per la propria storia», ha continuato il premier. «La scommessa più grande per il turismo non è solo mettere a posto spiagge, metropolitane, avere delle storie da offrire, ma è ritornare a crederci. Io voglio fare un racconto del Paese per quello che è, che è molto meglio di quanto è stato descritto fino a oggi».

«Abbiamo un racconto della storia dei nostri musei che va cambiato. Se non racconti com'è l'Italia non vai da nessuna parte». «In generale c'è uno sguardo impreparato di fronte ai nostri capolavori, oppure si tratta di un' esperienza fugace: ma un tempo il Gran Tour in Italia era un pezzo fondamentale della formazione culturale di una persona».

«Noi siamo qui per dirvi che quello che serve non è discutere di turismo congressuale, sportivo culturale, noi mettiamo per la prima volta 1 miliardo sui beni culturali, il nostro miliardo perchè i beni culturali siano rimessi a posto», ha poi detto renzi ricordando come il governo nei prossimi due anni stanzierà un miliardo nei beni culturali.


Tra lunedì e mercoledì «si chiuderà il percorso» della riforma costituzionale, ha ribadito il premier. «Abbiamo iniziato con una campagna d'ascolto di un mese in cui tutti dicevano »Tanto non se ne farà nulla. Ora siamo alla sesta lettura», ha concluso.
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Il Messaggero