Un solo concorso per tutta la Pa, così le assunzioni

Un solo concorso per tutta la Pa, così le assunzioni
ROMA La scuola, che però segue regole proprie. Poi sanità ed enti territoriali, ma anche i ministeri ed altri enti dello Stato centrale: si concentrano soprattutto...

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ROMA La scuola, che però segue regole proprie. Poi sanità ed enti territoriali, ma anche i ministeri ed altri enti dello Stato centrale: si concentrano soprattutto in questi comparti i lavoratori anziani, quelli che nei prossimi anni matureranno i requisiti per la pensione lasciando potenzialmente spazio all’assunzione di colleghi più giovani, con la formula di un maxi-concorso. L’età è piuttosto alta in tutta la Pa, con un valore medio che nel 2015 (ultimo dato reso disponibile dalla Ragioneria generale dello Stato) era già al di sopra dei 50 anni e con tutta probabilità da allora è aumentato. Se si guarda a questo parametro, sono i ministeri e la presidenza del Consiglio le aree più “invecchiate”, con una media di 53-54 anni: gli ultrassessantenni sono oltre 30 mila. Anche il presidente dell’Inps Boeri ha più volte evidenziato la situazione demografica del suo istituto e la necessità di un ricambio, che in piccola parte è stato avviato. 


I MARGINI
Per lo Stato centrale però sulla carta non ci sono grandi spazi, visto che la possibilità di sostituire i dipendenti che lasciano il servizio resta ferma ad un tasso di rimpiazzo del 25 per cento, a meno di novità con la legge di Bilancio. Hanno già margini più ampi i Comuni o almeno quelli virtuosi in materia di finanza pubblica. Il numero maggiore di dipendenti con un’età di 60 anni o più si trova nella scuola: sempre in base ai dati 2015 erano oltre 165 mila, ma questa non è una sorpresa visto che il settore scolastico da solo assorbe quasi un terzo del personale della Pa. È ancora in corso il processo di assorbimento dei precari, ma nei prossimi anni il settore dovrà confrontarsi anche con gli effetti del calo demografico che sta già riducendo il numero degli alunni. Il tema dei precari poi riguarda anche altri comparti e su questo punto la Funzione pubblica fornirà presto ulteriori chiarimenti.

Ma il tanto atteso ricambio generazionale dovrà tenere dei criteri fissati nella recente riforma della Pubblica amministrazione firmata da Marianna Madia. Alle pubbliche amministrazioni viene chiesto di adottare un piano triennale dei fabbisogni di personale. Chi non segue questa procedura non potrà in ogni caso assumere. Toccherà però al ministero della Pubblica amministrazione emanare con propri decreti le linee guida per orientare gli enti, e proprio un provvedimento di questo tipo è atteso a breve. Dentro ci saranno le indicazioni relative a «fabbisogni prioritari o emergenti di nuove figure e competenze professionali». Insomma il governo ferme restando le esigenze delle singole amministrazioni vuole in qualche modo indirizzare le scelte della macchina pubblica in direzione di una maggiore efficienza. Per farlo utilizzerà anche le informazioni contenute nel sistema informativo del personale predisposto dalla Ragioneria generale dello Stato.


Un altro aspetto importante riguarda proprio lo svolgimento dei concorsi. L’idea è passare a procedure uniche triennali per tutte le amministrazioni, in particolare per quel che riguarda il personale amministrativo: passerebbero per questo canale una parte consistente delle assunzioni legate proprio ai piani triennali dei fabbisogni. Verrebbero insomma evitati per quanto possibile i mini-concorsi banditi da questo o quell’ente e il reclutamento avverrebbe con modalità e criteri il più possibile uniformi. Non sarà però un meccanismo obbligatorio: resta la possibilità per le singole amministrazioni, in particolare quelle territoriali, di muoversi per proprio conto in determinate circostanze e sarà salvaguardata l’esigenza di trovare professionalità molto specifiche. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero