Undici ore complessive di interrogatorio. Un atto istruttorio fiume per Luca Parnasi, il costruttore finito in carcere nell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma....
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Secondo l'impianto accusatorio, Parnasi avrebbe offerto all'avvocato genovese una serie di utilità mascherate da consulenze in favore del suo studio legale. Parnasi entra in contatto con Lanzalone nel gennaio del 2017, quando l'ex presidente di Acea siede al tavolo della trattativa per l'abbattimento delle cubature nel progetto per lo stadio. Per gli inquirenti il «legame tra Parnasi e Lanzalone è basato su continui scambi di favore, paragonabile quasi ad un contratto di servizi a somministrazione periodica». Per chi indaga «il ricorso alle utilità in favore di Lanzalone viene da questi ricambiato mediante il proprio interessamento su questioni istituzionali ricadenti nella sfera degli interessi economici di Parnasi». Ampia parte dell'interrogatorio è stata dedicata ai rapporti con la politica e a quella forma di finanziamento pulviscolare che gli inquirenti hanno ribattezzato come «sistema Parnasi».
«Ho pagato tutti», avrebbe ammesso il 41enne costruttore e con gli inquirenti avrebbe passato in rassegna tutte le dazioni di denaro citate nell'ordinanza, tutti pagamenti in chiaro, cercando di fornire spiegazioni sia sugli importi che sulle ragioni del finanziamento. Dazioni fatte per un tornaconto personale, per accreditarsi, per avere rapporti con tutti i partiti. Parnasi in una delle tante intercettazioni presenti negli atti ammette che si tratta di «un investimento molto moderato rispetto a quanto facevo in passato quando ho speso cifre che manco te racconto però la sostanza è che la mia forza è quella che alzo il telefono...».
In base all'impianto accusatorio, il gruppo Parnasi avrebbe garantito finanziamenti a molte formazioni politiche o ad organizzazioni ad esse vicine.
Il Messaggero