MADRID - Fra i presepi e le stelle natalizie nei seggi e la suspense sotto l'albero, gli spagnoli hanno votato ieri nelle elezioni più incerte e aperte dalla...
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Le urne hanno confermato la fiducia, anche se per stretto margine, a Mariano Rajoy, il 60enne premier conservatore uscente, che ha promesso: «Cercherò di formare un governo stabile». Il Pp resta primo partito con 122 seggi e il 28,7% dei voti, ma dopo aver perduto un terzo dei suffragi, ed è così distante dalla maggioranza assoluta di 176 seggi da celebrare una vittoria di Pirro. Rajoy è assediato dalle forze emergenti: Podemos, che con il 20,6% e 69 scranni, al travolgente esordio sulla scena nazionale, sfiora lo storico “sorpasso” sul Psoe di Pedro Sanchez, che mantiene il secondo posto con il 22,1% e 91 seggi. Entrambi di lunghezza davanti a Ciudadanos del mediatico avvocato catalano Albert Rivera, che con il 13,9% dei consensi e 40 scranni si consolida attore sulla scena nazionale, ma non per un'alternativa di governo né per la tenuta dell'esecutivo di centro-destra.
Izquierda Unida ottiene il 3,6% dei voti e 2 seggi; seguita dall'indipendentista Erc, che con il 2,3% conquista ben 9 scranni e Democracia i Libertat, la nuova marca del democristiano secessionista Artur Mas, 2,2% e 8 deputati.
Per la Spagna, è la fine degli stabili governi monocolore e l'inizio di una nuova era politica, con le chiavi dei necessari patti o alleanze di governo nelle mani di Podemos e Ciudadanos, in grado di imporre condizioni in cambio della governabilità ai “vecchi” partiti Pp o Psoe, che pagano entrambi gli anni di profonda crisi e gli scandali di corruzione. Ma le forze emergenti sono comunque insufficienti per un'alternativa. Pp e Ciudadanos non raggiungono assieme la soglia di maggioranza; così come l'eventuale alleanza fra Podemos e o socialisti, che, pur con i seggi di IU, non arriva alla soglia dei 176 seggi. Gli uni come gli altri, dovranno ricorrere agli “altri partiti”, nazionalisti, indipendentisti e della sinistra repubblicana, con un'abile e inedita tessitura di intese.
CHIUSO UN CICLO
«È la chiusura di un ciclo elettorale di cambiamento aperto dalle europee del 2014, passato per l'abdicazione di Juan Carlos a favore del figlio Felipe VI, e consolidatosi con le elezioni amministrative di maggio, che hanno visto l'affermazione delle liste popolari di sinistra a Madrid, Barcellona, Valencia e Cadice», osserva il politologo Pablo Simon, professore dell'Università Pompeu i Fabra. Il risultato di Albert Rivera, il Capitan España di Ciudadanos al riscatto della classe media, sgonfiatosi nella retta finale della campagna, è stato inferiore alle aspettative: «Oggi comincia la costruzione di un'alternativa», il commento a caldo di Rivera.
LA REMONTADA
Pedro Sanchez, che pure ha ottenuto il peggiore risultato di sempre, è riuscito a evitare il temuto sorpasso da parte di Podemos, e si congratula con Rajoy: «Tocca a lui tentare di formare il governo».
Il Messaggero