Assolti anche in secondo grado gli imputati per la vicenda con al centro il cosiddetto 'sistema Sesto', tra i quali l'ex presidente della Provincia di Milano ed ex...
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La sentenza di assoluzione dei giudici della seconda corte d'Appello di Milano è stata accolta in aula da un applauso da parte degli imputati presenti, tra cui l'architetto Renato Sarno, Antonino Princiotta e l'imprenditore Piero Di Caterina. Nel dicembre 2015 il Tribunale di Monza (presidente del collegio Giuseppe Airò) aveva assolto Penati, difeso dai legali Nerio Diodà e Matteo Calori, l'ex suo braccio destro Giordano Vimercati (la sentenza tempo fa è diventata definitiva), Sarno, ritenuto dai pm monzesi il collettore di tangenti, Princiotta, l'ex segretario generale della Provincia di Milano e, tra gli altri, Bruno Binasco, ex manager del gruppo Gavio, l'ex ad di Milano Serravalle Massimo Di Marco e anche la società Codelfa.
I giudici di primo grado avevano sostenuto che il dibattimento aveva «provato» l'esistenza del cosiddetto 'Sistema Sesto', ma «all'esito dell'istruttoria il Collegio non ritiene raggiunta la prova dell'ipotesi accusatoria». Ipotesi per cui allora la Procura monzese aveva chiesto quattro anni di carcere per l'ex numero uno di Palazzo Isimbardi, per gli altri pene varianti da due anni e mezzo a un anno e quattro mesi e la confisca di 14 milioni di euro alla Codelfa.
Le accuse a vario titolo erano corruzione (di cui ora sono prescritti i due capi di imputazione che riguardano il Sitam e l'immobile di via Varanini mentre è rimasto in piedi quello delle presunte mazzette relative alla Milano-Serravalle) e solo per Penati, finanziamento illecito ai pariti (vicenda, questa, per la quale a Milano i suoi coimputati sono stati assolti). Gli episodi di concussione per le presunte 'stecchè sulle concessioni edilizie per le aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni, in sostanza il cuore delle indagini, vennero dichiarati prescritti già nel 2013. Oggi comunque gli imputati hanno incassato per la seconda volta l'assoluzione. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
«Mi sono ripreso la mia vita», ha detto Penati commentando la sentenza. Penati, soddisfatto, ha aggiunto: «Oramai le assoluzioni non le conto più». «Credo che siano stati anni difficili - ha aggiunto - e l'assoluzione di primo grado mi aveva già ridato la vita. Poi è arrivato un nipotino e sono andato in pensione.... Con oggi mi sono ripreso la mia vita». E ha chi gli ha chiesto se ora ha intenzione di ritornare a fare politica, ha risposto: «Nella vita non si può mai sapere.....». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero