Gli Usa hanno iniziato sorvoli di ricognizione sulle regioni della Siria controllate dai ribelli, autorizzati ieri da Barack Obama e dallo stesso leader siriano Bashar al-Assad,...
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Obama, che ha ripetutamente invocato l'espulsione del presidente Assad, non vuole essere visto come qualcuno che sta aiutando il governo siriano, anche inavvertitamente, secondo quanto sostengono alcuni funzionari dell'amministrazione. Così il Pentagono sta delineando opzioni militari che colpirebbero lo Stato islamico (Isis) vicino il confine, ormai quasi cancellato, fra Iraq e Siria, invece che all'interno del Paese, e rafforzerebbe il sostegno americano ai ribelli siriani moderati che vedono Assad come il loro nemico principale.
«Non ci sono piani di coordinarsi con il regime di Assad». È quanto ha precisato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, riferendosi a possibili raid aerei sulla Siria contro le postazioni dello Stato islamico. Per quanto riguarda i voli di ricognizione sulla Siria, che gli Stati Uniti, secondo fonti di stampa, si appresterebbero a far partire, il portavoce della Casa Bianca ha chiarito: «Il presidente non ha ancora preso alcuna decisione su nessuna delle opzioni militari in Siria». Quanto ad una possibile collaborazione con il regime di Damasco, che ieri ha aperto alla comunità occidentale per fare fronte contro il nemico comune, Earnest ha chiarito: «Per quanto riguarda la politica degli Stati Uniti, noi non riconosciamo» Bashar al Assad come presidente della Siria. Premesso questo, Earnest ha quindi chiarito che «non ci sono piani per cambiare questa politica e non ci sono piani per coordinare con il regime di Assad».
I voli di ricognizione non sono i primi effettuati dagli Usa: a luglio le forze speciali americane tentarono il salvataggio degli ostaggi in mano all'Isis, tra cui il giornalista James Foley, ma il blitz fallì. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero