Entrerà formalmente in vigore alla mezzanotte una nuova fragile tregua ad Aleppo, annunciata oggi dopo un accordo raggiunto tra Usa e Russia al termine di un'altra...
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Secco anche l'ambasciatore britannico all'Onu, Matthew Rycroft: «Non possiamo non fare nulla davanti a queste barbarie, il Consiglio di Sicurezza ha l'obbligo di mostrare alla gente di Aleppo che stiamo lavorando per proteggerli». Da due settimane la città siriana è infatti campo di battaglia tra governativi e ribelli con bombardamenti su case, ospedali e moschee ed un bilancio di quasi 300 civili uccisi. E allo stesso tempo si riaccendono anche i combattimenti nella Ghuta orientale, alle porte di Damasco, dove una ventina di raid sono stati compiuti su postazioni di gruppi armati delle opposizioni allo scadere di una tregua temporanea annunciata sabato scorso dall'esercito siriano. Mentre la cessazione delle ostilità ad Aleppo dovrebbe essere un'estensione dell'accordo riguardante appunto la Ghuta orientale, oltre che la provincia nord-occidentale di Latakia. «Non abbiamo bisogno di dichiarazioni, abbiamo bisogno della fine dei combattimenti», ha affermato il capo della task-force umanitaria dell'Onu per la Siria, Jan Egeland, esprimendo tutta la frustrazione per lo stillicidio di promesse non mantenute di una pacificazione che consenta almeno l'accesso di aiuti umanitari alle popolazioni più colpite. Mentre l'inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura, ha avvertito che le conseguenze di un mancato cessate il fuoco sarebbero «catastrofiche» perchè non meno di 400.000 civili potrebbero fuggire verso la Turchia. Parallelamente il numero dei rifugiati siriani in attesa di entrare in Giordania - stipati in due campi nel deserto - ha raggiunto un nuovo picco toccando quota 59mila. Ma sul piano diplomatico non sembrano esserci segnali incoraggianti per una soluzione politica del conflitto, e anche le grandi potenze rimangono più divise che mai. Se ieri Kerry aveva detto che tutte le parti in conflitto avevano la colpa del «caos» ad Aleppo, oggi il ministro degli Esteri francese Jean-Marc Ayrault ha affermato che il regime del presidente Bashar al Assad, sostenuto dalla Russia, porta «l'intera responsabilità».
Ayrault ha lanciato le sue accuse durante un incontro a Stoccarda con con il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier, con de Mistura e con il leader delle opposizioni Riad Hijab.
Il Messaggero