Siracusa, l'infermiera 35enne incinta uccisa per aver chiesto al marito di non uscire con gli amici

Siracusa, l'infermiera 35enne incinta uccisa per aver chiesto al marito di non uscire con gli amici
Morta per aver chiesto al marito di restare a casa con lei anziché raggiungere gli amici. È questa l'ultima rivelazione sull'uccisione di Eligia Ardita, morta otto mesi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Morta per aver chiesto al marito di restare a casa con lei anziché raggiungere gli amici. È questa l'ultima rivelazione sull'uccisione di Eligia Ardita, morta otto mesi fa nella sua casa di via Calatabiano, a Siracusa. Il marito, che ieri ha confessato l'omicidio, avrebbe ricostruito quella tragica sera davanti ai magistrati.




Il 19 gennaio l'infermiera di 35 anni, all'ottavo mese di gravidanza, invita a cena i genitori. Intorno alle 21.30 gli ospiti vanno via e il marito di Eligia, Christian Leonardi, 40 anni, disoccupato, manifesta l'intenzione di uscire e raggiungere gli amici. La donna insiste affinché resti a casa. Ne nasce un alterco che degenera: l'uomo la colpisce al capo, le tappa la bocca; la donna vomita, perde i sensi e va in arresto cardiaco. Lui la trascina sul pavimento e poi la adagia sul letto. Ripulisce tutto e solo dopo un'ora chiama il 118.



I sanitari corrono verso l'ospedale per tentare almeno di salvare la bambina con un cesareo. Ma non c'è niente da fare. I vicini di casa che sentono le urla non chiamano la polizia, forse perchè abituati a situazioni come quella.



Tutto questo è rimasto oscuro fino alla svolta di ieri, quando il procuratore aggiunto Fabio Scavone, che ha acquisito la titolarità dell'inchiesta solo a fine agosto, ha raccolto la confessione di Leonardi, crollato dopo otto mesi di menzogne. L'uomo, insieme ai suoceri, si era recato dai carabinieri per denunciare ritardi nei soccorsi, tanto che quattro sanitari furono indagati. Ma il quadro iniziale comincia man mano a cambiare, anche a causa delle contraddizioni nel racconto di Leonardi.



«Crediamo che l'elemento determinante sia stato il sopralluogo del Ris di Messina nell'appartamento, con l'acquisizione di tracce che lasciavano ipotizzare una colluttazione, smentendo la tesi dell'incidente», dice il procuratore capo Francesco paolo Giordano, che oggi ha partecipato a una conferenza stampa insieme al comandante provinciale dei carabinieri Luigi Grasso.



Osserva il pm Scavone: «A lungo Leonardi ha interpretato la parte dell'uomo disperato che aveva perso moglie e figlia e chiedeva giustizia. Se nulla trapelava era anche per l'abilità del fermato». Christian ed Eligia, secondo la Procura, erano una famiglia apparentemente normale, in attesa di un figlio, con lui che assisteva ogni mese alla visita di lei dal ginecologo. Però, ha spiegato il procuratore Giordano, la coppia viveva il tormento delle difficoltà economiche dovute alla disoccupazione di lui.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero