Sinodo, sulla comunione ai divorziati risposati si deciderà caso per caso

Sinodo, sulla comunione ai divorziati risposati si deciderà caso per caso
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CITTA' DEL VATICANO - Segnali di apertura. Verso i gay che vanno accolti nelle comunità cattoliche con rispetto, e verso i divorziati risposati. Due anni di discussioni, di sondaggi, di tira e molla. Il testo finale che raccoglie il frutto di un sinodo che per certi versi è stato quasi un concilio, e che verrà votato stasera, capitolo per capitolo, sembra avere recepito sollecitazioni e timori, speranze e sogni, riuscendo a comporre l'anima dell'assemblea. Ora si vedrà quanti consensi riceveranno i punti più controversi. Sui divorziati risposati, per esempio.




La formula individuata affida la soluzione ai confessori delle coppie divorziate. I 270 padri sinodali si sono orientati sul sentiero della valutazione caso per caso per risolvere il nodo della riammissione alla comunione. Non è tanto una risposta «sì o no, bianco o nero» ma, ha spiegato il cardinale austriaco Schoenborn, alla luce di quanto diceva già Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio, la valutazione dei singoli casi diventa fondamentale perché «le situazioni sono diverse».



Il testo della relazione finale è stato letto integralmente stamattina in aula in lingua italiana, tradotto simultaneamente in cinque lingue, in modo di dare la possibilità ai votanti di conoscerne il contenuto. Nel corso di queste settimane sono stati 328 gli interventi dei padri sinodali, per un totale di 54 ore in aula e 36 ore nei gruppi di lavoro linguistici, i circoli minori. La sala stampa ha ospitato 19 briefing con 46 ospiti in totale. 464 le persone, tra giornalisti e operatori, accreditati.



Ad anticipare parzialmente i contenuti della relazione finale è stato il cardinale Schoenborn, che ha fornito due dettagli. Sui divorziati risposati, «se ne parla con grande attenzione, ma la parola chiave è “discernimento: il discernimento è cercare di capire quale è la situazione di tale coppia o tale persona».



Il documento «tocca la questione in modo obliquo, offre dei criteri di discernimento, perché le situazioni sono diverse: come ha detto il cardinale Cottier, l'ex teologo di Giovanni Paolo II.



Quanto all’omosessualità, «non troverete molto sull'omosessualità, forse alcuni saranno delusi: ma abbiamo constatato due cose. Che il tema è stato toccato in questo documento sotto l'aspetto della famiglia in cui si fanno esperienza di un fratello, una sorella o uno zio omosessuale, come gestire questa situazione da cristiani. La seconda cosa è che è stato deciso di lasciare fuori questo tema per rispetto della universalità della Chiesa. Si devono rispettare le diversità delle situazioni politiche e culturali di tanti paesi”.



“Il nucleo del messaggio è un grande sì alla famiglia. La famiglia non è superata, non è un modello passato, è la realtà più fondamentale della società umana” ha aggiunto il cardinale. Naturalmente trattasi di una famiglia composta da un uomo e da una donna. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero