Cateno De Luca: dolori, ma anche gioie. Il deputato regionale siciliano “recordman” in negativo sul fronte della legalità, essendo riuscito a farsi...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
L’addebito nei confronti di De Luca – per il quale la pubblica accusa aveva chieso 5 anni di reclusione per tentata concussione, abuso d’ufficio e falso in atto pubblico – e di altre 17 persone tra le quali il fratello Tindaro era d’aver stravolto ad arte il programma del cosiddetto “Contratto di quartiere II” prevedendo la realizzazione di un albergo con annessa spa da parte della Dioniso, di centri di formazione permanente del Caf Fenapi (il cui presidente Carmelo Satta, in questa vicenda salvato dalla prescrizione, è stato arrestato due giorni addietro insieme a Cateno De Luca, che della Fenapi è il direttore generale) e la costruzione di 16 alloggi e di un muro di contenimento del torrente Fiumedinisi da parte della cooperativa Mabel. Un complesso d’attività posto in essere tra il 2004 e il 2010 che avrebbe indebitamente avvantaggiato le aziende edili di famiglia e che nel giugno 2011 portò al suo primo arresto.
In particolare, il tentativo di concussione era contestato perché l’ex primo cittadino avrebbe cercato di persuadere i proprietari di alcuni terreni a venderli a prezzi inferiori a quello di mercato per permettere la costruzione degli alloggi previsti.
Ma i giudici l’hanno prosciolto «perché il fatto non sussiste», dando la stura alle urla di giubilo da parte di circa 150 amici e supporter politici, Fermo restando che lo stesso imputato, fresco d’assoluzione, ha affermato di voler «andare fino in fondo» e che dunque valuterà se rinunciare alla prescrizione intervenuta per alcuni dei capi d’accusa.
Certo, l’uomo politico messinese era ben conscio già prima dell’importanza della posta in gioco; tanto da tentare, tramite i suoi legali Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi, la ricusazione del suo giudice naturale per spostare il processo a Reggio Calabria. Invano. Tra le ricadute di quest’assoluzione, la mancata attivazione della “legge Severino” che, in caso di condanna, avrebbe invece comportato la sospensione automatica di De Luca dalla carica di deputato regionale all’Ars.
Dopo il pronunciamento della sentenza, i carabinieri l’hanno condotto De Luca a casa, dove rimarrà ai domiciliari in attesa di sostenere l’interrogatorio di garanzia per la “nuova” vicenda giudiziaria che lo riguarda.
Comunque, il digiuno da Facebook dell’ex sindaco di Fiumedinisi è durato veramente poco: già durante il trasferimento in macchina, il deputato regionale siciliano ha postato un nuovo video. «Ringrazio il collegio che ha avuto il coraggio, nonostante le pressioni, d’assolverci sulla maggior parte dei capi d’imputazione.
Il Messaggero