Ariel Sharon sta lottando tra la vita e la morte. «L'ex Primo ministro versa in condizioni critiche, rischia la vita» ha affermato in una conferenza stampa il direttore del...
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«Oltre alle disfunzioni renali si assiste anche negli ultimi due giorni a un continuo calo nel funzionamento di diversi organi di importanza vitale - ha aggiunto Rothstein - Nel corso della sua lunga degenza Sharon ha avuto alti e bassi. Si è trovato anche in situazioni molto difficili, e poi ha recuperato l'equilibrio. "Arik" è un uomo tutto d'un pezzo, forte. Ma il deterioramento delle sue condizioni è ora considerato molto serio dai suoi medici». Rothstein, ha detto poi di non poter prevedere in questa fase quanto gli resti ancora da vivere.
Al suo capezzale sono giunti i due figli Ghilad e Omri, che da ieri sono impegnati in consultazioni costanti con lo staff medico. Sharon è stato in prima linea in tutti i conflitti dello Stato ebraico: nel 1956, nel 1967 e nel 1973 quando riuscì a bloccare nel Sinai l'offensiva egiziana. Nello stesso anno fu tra i fondatori del partito Likud, iniziando un'ascesa politica che fu temporaneamente bloccata nel 1982 quando, da ministro della Difesa, decise l'invasione del Libano e fu considerato «indirettamente» responsabile delle stragi di Sabra e Chatila compiute dai falangisti delle milizie cristiane. Ricostruita con pazienza la sua forza politica, si venne a trovare di nuovo nell'occhio nel ciclone nel settembre 2000 quando, dopo una «passeggiata» nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, cominciò la Seconda Intifada palestinese a cui reagì con durezza, ordinando l'isolamento dal resto del mondo del presidente palestinese Yasser Arafat. Poi però cominciò a modificare l'atteggiamento di totale chiusura e nel 2005 portò avanti e vinse la sua più importante battaglia politica: il ritiro dalla Striscia di Gaza, con lo sgombero forzato di migliaia di coloni ebrei. Lo sgretolamento conseguente del Likud lo portò a fondare un nuovo partito, il centrista Kadima, con il quale avrebbe dovuto partecipare alle elezioni del 2006. L'ictus del 4 gennaio però lo ha fermato.
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Il Messaggero