Con la riforma si darà il voto ai prof ma è ancora buio su criteri e valutatori

Con la riforma si darà il voto ai prof ma è ancora buio su criteri e valutatori
ROMA - Una scuola che riesca a proiettarsi dal Novecento al terzo millennio non è soltanto quella che riesce a stabilizzare i precari. La buona scuola, con la "b" maiuscola,...

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ROMA - Una scuola che riesca a proiettarsi dal Novecento al terzo millennio non è soltanto quella che riesce a stabilizzare i precari. La buona scuola, con la "b" maiuscola, passa inevitabilmente anche per buoni professori capaci di insegnare ma soprattutto di far crescere i ragazzi in un'ottica di preparazione internazionale. Autonomia, ma soprattutto qualità, sono le scommesse che Renzi intende vincere con una riforma che potrebbe segnare il successo di questo governo, così come affossarlo. E per far questo, gioco forza, è necessario saper valutare il lavoro di chi ogni mattina entra in classe, inizia a interrogare o a spiegare. È la valutazione dei docenti, l'altro grande capitolo rivoluzionario contenuto nel piano della riforma. Un meccanismo che inciderà pesantemente anche sugli scatti salariali, considerato il fatto che gli aumenti legati all'anzianità varranno solo per il 30% mentre il restante 70% sarà proprio decretato dal successo o dall'insuccesso del lavoro degli insegnanti. E chi saranno le figure incaricate di valutare un docente?




LE FIGURE

A partire dal 2016 sarà operativo il nucleo interno di valutazione con seguente fondo finanziario a disposizione per un valore iniziale di 11,4 milioni di euro. Compariranno le figure del docente Mentor e di quello di Staff, cui sarà affidata all'interno di ogni scuola il compito di verificare i docenti.

A queste figure saranno affiancate quelle degli ispettori, seguendo anche quello che avviene all'estero. Il loro incarico durerà tre anni e potrà essere rinnovato. Fin qui è tutto abbastanza chiaro. Il piano della Buona scuola prima, la bozza di decreto poi, da cui dovrà venir fuori il disegno di legge, specifica, con dovizia di particolari, i criteri, i compiti, (persino le indennità aggiuntive) a carico di chi si dovrà occupare di valutazione. Il difficile viene invece nel cercare - e al momento non trovare - i criteri attraverso i quali questi docenti si troveranno a verificare altri docenti. Saranno utilizzati colloqui orali? Prove scritte sulle materie di pertinenza? I criteri di valutazione saranno nazionali o tarati sulle singole scuole? Perché è vero che le scuole italiane pubbliche in questo sono tutte uguali, ma è altresì corretto evidenziare delle profonde differenze tra ognuna a seconda del contesto socio-economico in cui sono inserite. A questi interrogativi il governo non ha ancora risposto. Si conoscono, finora, solo i crediti, diversi e cumulabili, che i docenti potranno mettere insieme durante un triennio.



I CREDITI


Si parte con i crediti formativi, ossia quei crediti che gli insegnanti potranno maturare (ignote le scale di punteggio) e che verteranno sulla formazione in servizio - da piano di riforma obbligatoria - sulle attività di ricerca svolte e anche sulla produzione scientifica. Seguono i crediti professionali e cioè i crediti cumulati sulla base degli obiettivi raggiunti nel percorso di miglioramento di una determinata scuola, attraverso la partecipazione attiva alla sua organizzazione e alle sue progettualità. Infine, ecco comparire i crediti didattici, maturabili sulla base degli obiettivi raggiunti dagli studenti. Il riconoscimento della professionalità dei docenti avverrà attraverso la rilevazione delle attività d'insegnamento e di analisi della documentazione prodotta dal docente, sentiti anche gli studenti e le famiglie. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero