Levata di scudi in difesa del maialetto sardo e della tradizione del "porceddu" he finisce sulla graticola sbagliata, quella delle polemiche. La legge regionale numero...
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Sul web divampano le polemiche contro una norma «capestro che rischia di alterare la stessa specificità produttiva e tradizionale del settore suinicolo sardo costituisce un'evidente discriminazione sia in ambito nazionale che europeo», dice il leader di Unidos Mauro Pili, che ha lanciato una petizione su change.org da inviare al Ministro della Politiche agricole proponendo al governo «di impugnare l'art. 4 della legge regionale 2 agosto 2018, N.28 in quanto lesivo del diritto di equo e univoco trattamento tra Stati e Regioni e fautore di una discriminazione inaccettabile, illegittima e illegale».
In aula per la votazione erano presenti 48 consiglieri regionali, 44 sono stati i votanti e 4 astenuti.Protesta anche del deputato di Forza Italia Ugo Cappellacci: «In questo modo anziché difendere il nostro agroalimentare, aiutando le famiglie a far crescere la propria attività, si apre la strada, ancora di più, alla colonizzazione delle nostre tavole e all'importazione di maialetti allevati all'estero. È una decisione non solo illogica, ma repressiva verso i sardi e la
Sardegna ed è un esempio di una Regione che fa la forte con i deboli ed è debole con i forti», dice Cappellacci.
In difesa dell'allevamento familiare anche Fdi: «Correggiamo la legge porcata, alla ripresa dei lavori venga votata la nostra proposta di legge che modifica gli errori della precedente e tuteli gli allevamenti familiari e la produzione del maialetto sardo».
Il testo proposto da Fdi prevede che «l'allevamento familiare non può superare le 4 unità, di cui massimo tre scrofe e un verro, fertili e in grado di riprodursi, e può generare una produzione massima annuale di 40 suinetti». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero