Sarajevo, tutta la classe impara la lingua dei segni per comunicare con il piccolo Zejd

Zejd e la sua classe che ha imparato la lingua dei segni (ph AP PhotoAmel Emric)
I bambini, si sa, sono avanti per molte cose. Per tanti atteggiamenti e comportamenti che spesso superano le barriere messe dai grandi. E quando queste barriere sono fatte di...

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I bambini, si sa, sono avanti per molte cose. Per tanti atteggiamenti e comportamenti che spesso superano le barriere messe dai grandi. E quando queste barriere sono fatte di pregiudizi riguardo a ogni forma di disabilità, invece di saltarle le annullano completamente. Come è accaduto a Sarajevo dove un’intera classe di alunni piccolissimi, di prima elementare, per poter comunicare con il compagnetto Zejd Coralic, sei anni, con problemi di udito, ha deciso di imparare in blocco la lingua dei segni.  Anche perché, non essendoci l’insegnante di sostegno, i primi giorni di scuola per il bimbo erano stati molto tristi: non riuscendo a interagire gli altri scolari se ne stava rintanato in un angolo.

 


Così, con la complicità della maestra e dei genitori, tutti gli alunni hanno voluto imparare il linguaggio dei segni. E’ stata fatta una colletta fra le famiglie ed è stato pagato uno specialista perché potesse insegnarlo ai piccoli. Risultato: dopo poco più di tre mesi i problemi di comunicazione sono scomparsi e il piccolo bosniaco ora è perfettamente integrato,  può ridere e scherzare con tutti gli altri. In più l’esperienza ha permesso ai bambini di sviluppare un’attenzione ancora maggiore per l’universo delle persone disabili. E verso i problemi del prossimo a 360 gradi.
Una storia simile era accaduta un paio di anni fa anche in Italia a Varese dove per un bambino sordo di nove anni arrivato dal Marocco si era mobilitata la sua classe di quarta elementare. Studiando e approfondendo l’argomento della Lis.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero