Salvini cerca voti: carezza al Napoli. E tifosi in rivolta

C'è un proverbio napoletano che dice: «Quann' o diavulo t'accarezza, vo' ll'anema». O magari vuole i voti. Comunque i napoletani non sono...

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C'è un proverbio napoletano che dice: «Quann' o diavulo t'accarezza, vo' ll'anema». O magari vuole i voti. Comunque i napoletani non sono cascati, al netto di Insigne e Callejon (che è spagnolo), nel giochetto meridionalista che Matteo Salvini ha improvvisato a Castel Volturno, dove si allena la squadra di Sarri. S'imbatte per caso, in albergo, nei giocatori del Napoli. Crede di sfruttare la situazione politicamente, facendosi un selfie con Insigne, che non capisce e non si sottrae.


Dopo di che, credendo di vincere in agilità la partita politica, ovvero il complicato sfondamento della Lega in Campania e nel resto del Mezzogiorno, il super-milanista lumbard prova ulteriormente a ingraziarsi i napoletani con una mossa tipica da sceneggiata mal riuscita. Chiede al Calcio Napoli un incontro, lo ottiene e poi però così si legge in un comunicato della società: «Per una questione di educazione, abbiamo ascoltato Salvini, che soggiornava nel nostro hotel. Voleva porgere le sue scuse per le dichiarazioni fatte da lui in passato contro i napoletani. Non le abbiamo accettate ma lo abbiamo ascoltato volentieri».

IL TENDONE
Respinto con perdite, insomma, il leader nordista a caccia di consensi in quella parte d'Italia da lui sempre offesa in malo modo negli scorsi anni. Perfino mediante un coretto del 13 giugno 2009 che fece scalpore. Sotto il tendone della festa di Pontida, l'allora giovane capetto lumbard in preda all'ebrezza e già noto per aver proposto vagoni della metro milanese riservati solo agli indigeni, guidò un coro che faceva così: «Senti che puzza, scappano anche i cani, stanno arrivando i napoletani. Oh colerosi, terremotati, voi col sapone non vi siete mai lavati». Oscenità razziste, cui da Napoli risposero giustamente indignati: «Uè, Maté, sciacquate a vocca, primma e parlà, si nu pezzente e nun ce scuccià». E invece è tornato a scocciarli, durante la visita nel casertano che pullula di immigrati e dove ha soffiato da agit-prop sugli umori degli abitanti locali. Non solo è stato respinto con perdite dal Calcio Napoli, ma un po' da tutti quanti dentro e fuori dai social. Migliaia di tweet del tipo: «Non è Insigne che deve vergognarsi. È napoletano e noi napoletani siamo dei signori, accogliamo tutti quanti, pure e sciem» (gli scemi).

BOOMERANG
E dunque in una giornata già difficile per il Napoli, a causa dell'ovvia tensione di dover giocare contro la Juve di Giuda-Higuain, anche Salvini ci ha messo del suo. Coinvolgendo Insigne, a cui tanti tifosi (momentaneamente) delusi hanno inviato la propria indignazione perché è cascato nella trappola politicista del leader padano: «Ma quello della foto con Salvini è lo stesso Insigne a cui si vuole dare la maglia numero 10, simbolo della napoletanità?».


Oppure gli hanno dedicato il video del celebre pernacchio di Eduardo De Filippo in «Napoli milionaria». E chissà quanto si starà pentendo della propria leggerezza il campione azzurro. «Ma è Salvini quello che si deve vergognare. Anzitutto con i suoi elettori - così si legge in un altro delle migliaia di tweet - perché per un pugno di voti rinnega il suo anti-meridionalismo». All'autogol, Salvini ha aggiunto un altro autogol. Ha postato il seguente messaggio esultante: «Sapete chi ho incontrato in albergo? Insigne, Callejon e il vice-presidente del Napoli, simpaticissimi! Viva il bel calcio». Ma la reazione generale, a questa maldestra incursione, potrebbe essere sintetizzata con un altro proverbio napoletano: «Ccà nisciuno è fesso». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero