Salvini candida Bossi: promette dazi e sforamento 3%

Salvini candida Bossi: promette dazi e sforamento 3%
Umberto Bossi ce l'ha fatta: il fondatore della Lega è stato candidato a Varese. A renderlo noto, oggi, è stato Matteo Salvini, che ha deciso di dare ancora...

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Umberto Bossi ce l'ha fatta: il fondatore della Lega è stato candidato a Varese. A renderlo noto, oggi, è stato Matteo Salvini, che ha deciso di dare ancora spazio all'anziano leader. La candidatura di Bossi non era scontata dopo le dure critiche che da mesi il senatur riserva alla linea politica nazionale impressa da Salvini. Ma il segretario, alla fine, ha deciso di non allargare la frattura. «Bossi c'è, Maroni ha fatto un grande lavoro e continuerà a darci una mano. Altri hanno scelto la poltrona rispetto alla comunità, liberi di farlo. Bossi è candidato a Varese», ha annunciato oggi il leader del Carroccio nel faccia a faccia di Giovanni Minoli su La 7.


Sciolto il nodo del posto in lista per Bossi, Salvini è tornato a concentrarsi sulla campagna elettorale con la sua dose giornaliera di fendenti. Il leader leghista è tornato a dire come sia necessario abolire il vincolo del 3% imposto dall'Ue perché «ha portato in Italia fame e povertà». «Se vado al governo - ha aggiunto - ho il dovere di tutelare la mia gente superando questo vincolo. Per 20 anni ci hanno detto che bisognava tagliare, tagliare e sacrificare e il debito è cresciuto a dismisura. Bisogna fare il contrario, lasciare che la gente lavori, che spenda e che paghi». Salvini ha anche affermato di essere pronto a «mettere i dazi come Trump» pur di difendere i lavoratori e gli imprenditori italiani. «Vuoi licenziare in Italia, produrre sottocosto all'estero e rivendere in Italia? - ha chiesto retoricamente - Allora paghi il 50% di tasse in più». Immediate le reazioni. Al leader della Lega va «il premio per la proposta più fessa e irrealizzabile», ha replicato il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. «Tre anni a Bruxelles a 20mila euro al mese in Commissione Commercio e non sa che i dazi li può mettere solo la Ue e che l'Italia ha un surplus superiore a 50 miliardi mentre gli Usa un deficit di 500».


Quindi, secondo Calenda, l'«obiettivo è distruggere il Made in Italy». Sulla linea del ministro Calenda, anche il segretario del Pd Matteo Renzi: «Se metti i dazi quelli che perdono i posti di lavoro, quelli che vanno a casa, sono quelli che fanno export. Possiamo creare posti di lavori aprendoci, non chiudendoci». Salvini, dal canto suo, ha aggiunto che «se devo scegliere all'interno del partito Popolare Europeo, scelgo il modello austriaco o il modello ungherese che difende il lavoro. Il premier Orban difende i confini, difende le banche, difende la moneta e blocca l'immigrazioni. Se devo scegliere un paese ben governato scelgo quello». Poi ha confermato la sua ammirazione nei confronti del presidente degli Usa, Donald Trump: «Sta mantenendo tutto quello che aveva promesso in campagna elettorale. Ha vinto le elezioni dicendo prima l'America e difende le aziende e gli operai americani. Anzi, averne di Trump». Infine, alla domanda se sia meglio Trump o Putin, ha risposto: «Entrambi, perché difendono la loro gente. Le sanzioni alla Russia hanno danneggiato l'Italia per 6 miliardi».
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Il Messaggero