Salario minimo, pregi e difetti della proposta di Matteo Renzi

Matteo Renzi
Nella corsa alla promessa facile (e irrealizzabile) che caratterizza questa campagna elettorale ieri è emersa la prima eccezione di rilievo: il segretario del Pd, Matteo...

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Nella corsa alla promessa facile (e irrealizzabile) che caratterizza questa campagna elettorale ieri è emersa la prima eccezione di rilievo: il segretario del Pd, Matteo Renzi, ha proposto di introdurre in Italia un salario minimo pari a 9/10 euro l'ora.


Per analizzare pregi e difetti di questa proposta è inevitabile partire da un punto: l'idea non peserebbe – perlomeno non direttamente – sulle casse dello Stato.

I pregi dell'ipotesi di introdurre in Italia il salario minimo sono almeno due. Il primo è che l'Italia è fra i pochi paesi a non averlo e, adottandolo, farebbe un salto di qualità. Secondo pregio: si tratta di una misura anti-corporativa. In sostanza per antica tradizione le associazioni di sindacati e imprese da sempre definiscono i livelli salariali attraverso i contratti. Il punto è che spesso i contratti non coprono tutte le categorie e soprattutto non coprono quelle fasce di lavoro che sono poco sindacalizzate o dove si lavora da soli (ad esempio le colf o i ragazzi che consegnano le pizze). Da questo punto di vista il salario minimo è una proposta molto di sinistra perché tutelerebbe lavoratori deboli e darebbe anche un punto di riferimento chiaro ai datori di lavoro impegnati in segmenti marginali ma che non vogliono finire nel sommerso.

Il difetto del salario minimo è che se viene fissato a livello troppo elevato fa tornare interi settori nel nero (in particolare in agricoltura dove il sommerso è regola) oppure induce famiglie e piccole imprese a non assumere o a non allargare le assunzioni. Nel caso italiano, poi, c'è da considerare che le differenze salariali di fatto fra Nord e Sud sono notevoli.

Dunque se la proposta di Renzi non è l'ennesima amenità elettorale è tutto da verificare se quei “9 o 10 euro l'ora” proposti sono realistici o meno. A naso non sono realistici. In Germania, dove le paghe sono più alte, il salario minimo orario viaggia sui 7,5 euro. Di conseguenza in Italia appare più concreta un'ipotesi di paga minima intorno ai 6 euro l'ora che poi equivarrebbero a 50 euro al giorno.


Ma in tempi di campagna elettorale drogata da dosi di demagogia scendere nel dettaglio appare impresa impossibile. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero