Salah Abdeslam, l'uomo che sembra essere l'unico attentatore sopravvissuto agli attacchi del 13 novembre nel cuore di Parigi, è arrivato giovedì mattina a...
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Ad oggi, Salah Abdeslam non ha mai parlato. Dal 20 maggio si avvale della facoltà di non rispondere e il suo avvocato, Frank Berton, ha fatto sapere che sarà lui stesso a “scegliere quando farlo”. Un silenzio che dal 27 aprile - quando venne trasferito dal Belgio - pesa come un macigno sui 130 morti che Abdeslam si sarebbe lasciato alle spalle.
Già a maggio scorso si era rifiutato di parlare con il giudice e, a luglio, il suo avvocato ha presentato un ricorso amministrativo alla Corte di Versailles, per sospendere il dispositivo di monitoraggio della cella 24 ore su 24. Atto poi respinto dal Consiglio di Stato, vista la “natura eccezionale degli atti terroristici” di cui Abdeslam è sospettato.
Salah Abdeslam sarebbe la mente degli attentati di Parigi e Saint-Denis. Secondo chi indaga, infatti, si sarebbe occupato della parte logistica dell'attacco, compreso il noleggio a suo nome di auto e appartamenti. La cintura esplosiva abbandonata in un cestino a Montrouge (Hauts-de-Seine), lascerebbe pensare ad un terzo attacco in programma, ma il 18 marzo 2016 viene ferito e arrestato a Molenbeek dove da più di quattro mesi si nascondeva con altri terroristi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero