Non si fermano le polemiche sui sacchetti bio per l'ortofrutta a pagamento, e il Ministero della Salute interviene: sì alle buste monouso portate da casa, ma no al...
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«Il fatto che si possano portare da casa sacchetti nuovi per la spesa di frutta e verdura è pura teoria - ribatte il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli -, perché il consumatore per essere in regola dovrà trovare esattamente quelli che si usano nei punti vendita, dello stesso peso, biodegradabili e biocompostabili. Quello che chiediamo ai ministeri è più semplificazione e più chiarezza». Sia il Codacons che l'Unione nazionale consumatori denunciano che alcuni supermercati fanno pagare i sacchetti a chiunque acquista ortofrutta, anche se non li usa (per esempio attaccando l'adesivo col prezzo sul prodotto).
Il Codacons annuncia un esposto per truffa a 104 procure. Intanto un portavoce della Commissione europea ha spiegato oggi che la direttiva sui sacchetti a pagamento (recepita in Italia al 1/o gennaio) nasce dalla «grande preoccupazione» per i 100 miliardi di buste di plastica prodotte ogni anno e destinate a restare nell'ambiente per 100 anni. La norma europea si basa sul principio «chi inquina paga».
Tutti i Paesi Ue, ad eccezione di Spagna e Romania, l'hanno già recepita. Le borse di plastica di qualsiasi tipo «non possono essere distribuite a titolo gratuito» dai supermercati, spiega il Ministero in una circolare diffusa oggi e «il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino». Intanto su Twitter continuano le polemiche e le accuse al Pd di favoritismo alla Novamont. Ma molti difendono il provvedimento e qualcuno la butta sul ridere inventando nuovi slogan. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero