La Russia mostra i raid aerei contro i trafficanti di petrolio dell'Isis: «Contrabbando diretto in Turchia»

Un dossier ricco di foto e video per provare il contrabbando di petrolio dell'Isis verso la Turchia e per mostrare al mondo che la Russia, con i suoi bombardamenti sui...

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Un dossier ricco di foto e video per provare il contrabbando di petrolio dell'Isis verso la Turchia e per mostrare al mondo che la Russia, con i suoi bombardamenti sui convogli che trasportano oro nero, sta colpendo gli uomini del Califfato in una delle sue attività nevralgiche. E' quello che ha presentato il generale Serghei Rudskoy, in una conferenza stampa tenuta a Mosca durante la quale ha affermato che questa settimana le forze aeree russe hanno colpito in Siria 17 colonne di camion, portando così a circa 2.000 il totale delle autocisterne distrutte da quando, a settembre scorso, è stata avviata la campagna di raid. Il Cremlino, tra l'altro, ha anche reso noto di aver colpito uno dei più grandi quartieri generali del Califfato, senza però specificare il luogo. I raid realizzati dal 30 settembre, secondo il ministero della Difesa, sono oltre 5mila.


Rudskoy sostiene che è stato contato il transito di almeno 12.000 cisterne che andavano e venivano dal valico siriano-turco di Zakho: gli attacchi aerei, secondo l'alto ufficiale, riescono a centrarli nonostante i convogli cerchino strade alternative per ridurre i rischi al minimo. «In ogni caso, nonostante le deviazioni - dice il generale - la Turchia rimane il punto finale della rotta del contrabbando». Le immagini, d'altra parte, sono destinate proprio a irritare la Turchia, con cui Mosca ha ingaggiato uno scontro frontale dopo che gli F-16 di Ankara hanno abbattuto uno dei caccia russi impegnati nelle operazioni. Nelle scorse settimane, inoltre, il Cremlino aveva pubblicamente accusato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, e la sua famiglia, di fare affari con il petrolio dell’Isis: tutte accuse che il "sultano" nega decisamente.


Molti osservatori ritengono comunque che questo dossier di Mosca sia, almeno in parte, un'operazione di propaganda per far vedere che la Russia non attacca solo i ribelli anti-Assad "moderati" ma che, anzi, colpisce l'Isis in uno dei suoi centri nevralgici: il contrabbando di petrolio verso il mercato nero turco, che costituisce una delle sue principali fonti di finanziamento. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero