Uomini e donne di tutto il mondo in questi giorni hanno sollevato cartelli con la scritta "Je suis Charlie" in segno di solidarietà per la strage del settimanale Charlie Hebdo....
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Mark Galperin, attivista anti-Putin, è stato fermato il 10 gennaio sulla Piazza Rossa di Mosca mentre, solo in mezzo alla neve, teneva in bella vista il cartello con l'ormai famoso adagio.
Risultato: otto giorni dietro le sbarre per il cartello ed altri 30 giorni per aver partecipato ad una protesta in sostegno del blogger anti-regime Alexej Navalny. E secondo alcuni "colleghi" se l'è anche cavata con poco: «almeno non gli hanno sparato», ha twittato Oleg Kozlovsky, altra figura di opposizione.
E in Russia c'è anche chi ha protestato contro il settimanale satirico: gli attivisti ortodossi hanno manifestato davanti all'ambasciata francese di Mosca per festeggiare la «punizione divina» che aveva colpito i vignettisti, colpevoli di aver ridicolizzato sia Maometto che Cristo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero