«Gli ho fatto troppo male nell'animo con i miei modi di amarlo e questo gli ha distrutto il cuore a poco a poco», si confessava così don Roberto Elici, 40...
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Tutto sarebbe cominciato durante un pellegrinaggio a Medjugorje. Il sacerdote, parroco nella chiesa di Maria Santissima Assunta, quartiere popolare nella zona sud della città, si offre di pagare il viaggio ai due ragazzini. La madre accetta e li fa partire. Alla polizia, a indagine già avviata, il ragazzino racconta che il sacerdote un pomeriggio in cui erano rimasti soli in stanza iniziò a toccarlo:« Io sono rimasto immobile, come paralizzato». Sia lui che il fratello hanno ricordi precisi e dettagliati che coincidono con le «confessioni» che don Roberto fa alla madre. La donna gli scrive, dopo avere saputo dai figli quanto era accaduto. Cerca di capire cosa sia accaduto. Del sacerdote si fidava, tanto da consentire ai ragazzini di trascorrere molto tempo con lui. «In cinque diverse occasioni tutte distanti l'una dall'altra», le conferma il parroco alludendo ai momenti in cui ha commesso le molestie. «I troppi abbracci e il desiderio di ricevere affetto l'hanno fatto entrare nel caos - scrive alla donna riferendosi a uno dei suoi figli - e a me hanno fatto perdere la bussola». Ma in parrocchia che qualcosa non andasse si diceva da tempo.
Tanto che quando il pm ha fatto sentire dalla polizia i fedeli che frequentavano la chiesa, non solo ha trovato conferma ai primi sospetti, ma ha anche scoperto un altro abuso. La terza vittima, ora maggiorenne, sarebbe stata avvicinata e molestata con le stesse modalità. Con gli investigatori il ragazzo, sentito mesi fa, ha ammesso tutto. «È vero - ha detto - Ma lasciate che dimentichi». L'arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, saputo della vicenda, ha espresso «forte dolore perchè il fatto, oltre a ferire la società umana, deturpa - ha scritto in una nota - il volto di tutta la comunità ecclesiale e in special modo dei tanti presbiteri che quotidianamente e in modo silenzioso lavorano con dedizione e generosità sul territorio diocesano per il bene degli uomini e delle donne loro affidati». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero