Il maggiore del Noe Giampaolo Scafarto «era un prezzemolo, c'era sempre, era sempre in mezzo». Lo dice il procuratore di Modena, Lucia Musti, durante la sua...
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cosa, che poi si manda in tutta Italia». E questo, continua, «è sinceramente come non si fa un'informativa finale»,
aggiungendo però che «un po' la colpa è anche nostra perché siamo noi che dobbiamo dire che le informative non si fanno così».
Nel documento, continua la Musti, «troviamo di tutto e di più, è un'informativa fatta male, fatta con i piedi. È discorsiva, dove sembrano chiacchiere da bar, a volte. Io non conoscevo questi carabinieri, ero abbastanza sorpresa da questo modo di fare le indagini, di approcciare le persone, i reati. Se fatta bene un'informativa finale può essere un utile strumento di lavoro. Ma se è fatta così, raffazzonata, dove ci si abbandona anche a delle osservazioni, non lo so, lo ripeto, ho grande stima dell'Arma dei Carabinieri, ma questa informativa non mi è piaciuta».
Quando l'allora capitano Scafarto le consegnò i due dvd contenenti gli atti di Napoli, che non erano sigillati, prosegue il procuratore di Modena, non le disse che all'interno dell'informativa c'era la telefonata tra l'ex premier e il
generale. Nel luglio del 2015 la vicenda finì sui giornali, ela Musti rimase sorpresa: «Io e i colleghi», coassegnatari del fascicolo su Cpl, «siamo rimasti molto colpiti. È scoppiata quella che per me è stata una bomba sinceramente... siamo rimasti veramente colpiti da questa baraonda che ci ha travolto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero