Roma, i candidati sindaco a duello su buche, sicurezza e Olimpiadi. Confronto su Sky, c'è anche Raggi

Roma, i candidati sindaco a duello su buche, sicurezza e Olimpiadi. Confronto su Sky, c'è anche Raggi
Quattro candidati a sindaco di Roma su cinque non sanno dire se si sarebbero fermati vedendo Sara Di Pietrantonio di notte su quella strada della Magliana, prima che l'ex...

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Quattro candidati a sindaco di Roma su cinque non sanno dire se si sarebbero fermati vedendo Sara Di Pietrantonio di notte su quella strada della Magliana, prima che l'ex fidanzato la bruciasse viva. È il momento più emotivo del primo e unico confronto in diretta su Sky Tg24 tra i big della corsa al Campidoglio, tra programmi, duelli verbali e appelli finali. Solo Alfio Marchini risponde senza esitazioni «sì, mi sarei fermato». Gli altri dicono «non so», con accenti diversi. «Per una donna fermarsi in una situazione simile fa scattare la paura di un agguato - dice Raggi -, ma dobbiamo chiamare il 113 e tornare ad essere comunità». Per Giorgia Meloni «non c'è paura che può superare l'umanità, non ci si può girare dal'altra parte». «Bisogna trovarcisi in quella situazione - così Roberto Giachetti - e deve farci riflettere che le persone non si sono fermate ma non possiamo scaricare su di loro ciò che stava accadendo, non so se mi sarei fermato». Anche Stefano Fassina non sa cosa avrebbe fatto «ma sicuramente avrei telefonato».


Nella sfida tanto attesa i candidati cercano di illustrare le soluzioni, tra l'altro, per buche, traffico, debito del Campidoglio, assenteismo dei dipendenti del Comune, campi rom e sicurezza. A Roma i problemi di sempre. Si parla anche di Olimpiadi. Sulla candidatura ai Giochi Giachetti, Marchini e Meloni sono a favore, Raggi e Fassina contro.
«Non si può rispondere sì - ribadisce Raggi -, prima serve l'ordinario». «Criminale sarebbe perdere questa opportunità di creare lavoro», dice Giachetti riprendendo la parola utilizzata ieri da Raggi. Sul debito storico della capitale di oltre 13 miliardi Fassina rivendica di averne proposto per primo la rinegoziazione, «vedo che ora sta diventando un tema comune». La ricetta diversa da Marchini, che propone «Btp ad hoc emessi dallo Stato».


Scintille tra Raggi e Meloni nelle domande incrociate.
«Onorevole Meloni, ora che si vergogna del suo passato fascista, prendendo 13 mila euro al mese come parlamentare - chiede Raggi -, perché non si é dimessa candidandosi? La doppia poltrona le serve come paracadute se va male?». «Il taglio dello stipendio lo risolvo andando a fare il sindaco - replica Meloni -, che come si sa guadagna molto meno che un parlamentare. Si dimetteranno invece i parlamentari M5S venuti a commissariarla con lo staff?». Marchini a Raggi: «Avete il 60% degli amministratori indagati». E sulla legalità ecco gli attriti. «Queste persone vogliono apparire più pulite dei loro partiti, ci mettono la faccia ma tolgono i simboli perchè si vergognano», attacca Raggi. Parole che scatenano la rivolta dei rivali: «Noi abbiamo cambiato tutto, pensate a voi», dice Giachetti. E Fassina: «Pretendo rispetto, non siamo tutti uguali». Ma il tono di Raggi non si smorza e nell'appello finale, accorato, scandisce «si sono mangiati Roma, chi vuole cambiare deve avere coraggio o non ci saranno più scuse». «Scegliete i programmi», suggerisce Meloni che cita Cicerone: «Bisogna scegliere chi amare». Giachetti fa appello alla «squadra, al programma, alle idee e alla mia storia». Fassina si rivolge «alla città fragile», Marchini fa notare «ho promesso due anni fa che non vi avrei abbandonato». Il tempo è finito. Poi sarà tempo di urne. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero