Roma, centrodestra nel caos. Berlusconi: no alle primarie

Roma, centrodestra nel caos. Berlusconi: no alle primarie
VERSO LE URNE ROMA Certamente non c'è accordo su come farle, ma Meloni, Salvini, Marchini e i big azzurri sono tutti per aprire il capitolo primarie. Roma come...

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VERSO LE URNE
ROMA Certamente non c'è accordo su come farle, ma Meloni, Salvini, Marchini e i big azzurri sono tutti per aprire il capitolo primarie. Roma come apripista per il futuro del centrodestra. Berlusconi però non ci sta. E' convinto che rilanciarle sia un attacco alla sua persona e al suo ruolo e anche all'ultimo vertice tra i leader a villa San Martino ha chiuso: «Una classe dirigente deve essere in grado di selezionare i propri candidati». Un no sia nel merito - perché «rischiamo di fare come la sinistra e di far correre un Marino qualsiasi» - che sul metodo. Ma l'assedio è partito, tutti i dirigenti di FI, da Carfagna a Toti, da Gasparri a Gelmini, invocano una maggiore democrazia nelle decisioni.

Il leader del Carroccio, riproponendo le primarie, raccontano nella Lega, ha voluto giocare d'anticipo. Perché in ballo c'è anche la leadership per le Politiche. Non è il solo Brunetta a dire che «il prossimo candidato premier deve essere Berlusconi». Lo stesso Cavaliere due giorni fa ai coordinatori regionali azzurri è tornato a ribadire di sperare nella decisione della Corte dei diritti di Strasburgo, perché «solo io riesco a tenere unito il centrodestra, le liti tra Meloni e Salvini lo dimostrano». Perciò la posta in gioco su Roma va al di là delle amministrative. Ecco perché Berlusconi insiste su Bertolaso. Vorrebbe convocare per lunedì prossimo un nuovo incontro ad Arcore per ufficializzare la sua candidatura, convinto di aver strappato già da un paio di giorni il sì dell'ex capo della Protezione civile.

«Il veto di Giorgia è insormontabile su Marchini e altri nomi in campo non ci sono, inutile parlare di primarie», è il suo refrain. Salvini alla fine potrebbe non fare le barricate su Bertolaso, anche se la ritiene una candidatura debole e soprattutto inficiata da problemi giudiziari che in campagna elettorale potrebbero rivelarsi un boomerang. Ma contesta il modo con cui si sta muovendo il Cavaliere. «Pensa ancora – ha confidato ai suoi – di avere il doppio dei nostri consensi, ma non ha capito che quel tempo è finito».
SMARCARSI

Perciò ha rimandato la palla in tribuna su Roma e non esclude di smarcarsi su Bertolaso. Anche Fdi punta i piedi: «A Roma il candidato del partito sono io», ribadisce Rampelli. «Rispettiamo le candidature di bandiera, ma dobbiamo pensare ad un candidato che possa vincere», la replica di Gasparri.

Visto che Bertolaso si presenterebbe con una lista civica distinta dai partiti, una gran parte dello stato maggiore azzurro potrebbe tenersi le mani libere e convergere su Marchini. Il sospetto di chi ancora sponsorizza Alfio è che Berlusconi non abbia alcuna voglia di conquistare il Campidoglio. «Chi non appoggia Marchini è perché vuole fare il gioco di Renzi», si sfoga un big di FI. Un convincimento che ha preso da tempo corpo anche nella Lega. Fitto ha lasciato FI proprio per restare ancorato all'idea delle primarie e per domani ha organizzato sul tema una kermesse alla quale dovrebbe partecipare anche Marchini. Ora altri in prima fila in FI le vogliono.
Emilio Pucci
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Il Messaggero