Erano morti in 300, dopo il naufragio della loro imbarcazione avvenuto l'11 ottobre 2013 al largo di Lampedusa. Molti di loro erano bambini. Ora, per quella tragedia, due...
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In base a quanto ricostruito dal gip, le autorità maltesi, che in un primo momento si erano assunte l'onere dei soccorsi, avrebbero segnalato agli italiani la necessità di un intervento della nave militare Libra in quanto più vicina al luogo in cui si trovavano i migranti siriani. Una «extrema ratio», per il giudice, che cambiava «il panorama normativo» del caso e imponeva l'immediato intervento dell'unità della Marina. In pratica, per il magistrato, ci sarebbe stato un «buco» di circa 45 minuti nell'avvio delle procedure di salvataggio. Nel disporre l'imputazione coatta per Manna, difeso dall'avvocato Luca Ciaglia, e Lucciardi (assistito dagli avvocati Riccardo Zingale e Alessandro Sforza), il gip Giorgianni aveva disposto anche un supplemento di indagine per approfondire la posizione di Catia Pellegrino, comandante della nave Libra, tenente di vascello premiata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella per come ha coordinato numerose operazioni di salvataggio. Il pilota di un aereo maltese che sorvolò il luogo in cui si trovava l'imbarcazione, ha dichiarato che chiamò più volte la nave Libra per chiedere aiuto, senza ricevere risposte.
La Pellegrino sostiene però di non aver ricevuto chiamate. Per questo motivo i pm Colaiocco e Lionetti hanno incaricato la Guardia di finanza di acquisire il registro delle comunicazioni via radio di quel giorno. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero