Il tempo non sempre aiuta a lenire la sofferenza. Per coloro che hanno vissuto quella drammatica notte del 14 giugno all'interno della Grenfell Tower, a Londra, il grattacielo...
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Un dolore che impedisce loro di guardare al futuro: sono almeno venti le persone che, dopo essere riuscite a sopravvivere, hanno tentato di togliersi la vita nelle ultime settimane. Il dato è stato fornito da Yvette Greenway, fondatrice dell’associazione Silence of Suicide, che in un'intervista alla Bbc ha rivelato che si tratta di numeri derivanti dalle testimonianze di operatori sociali in contatto con i sopravvissuti al rogo. Per molti di loro, come conferma Greenway, è impossibile riuscite a cancellare dalla mente l'immagine di quel grattacielo in fiamme.
«Si sentono isolati - ha raccontato - In molti si sono rifugiati nell'alcol e nella droga». In tanti si sono chiusi nel silenzio e avvertono il "senso di colpa del sopravvissuto". «Ci sono molti altri casi di disturbo post-traumatico da stress, depressione, ansia e autolesionismo quando le persone attraversano le diverse fasi del trauma - ha continuato Greenway - Tutti saranno colpiti in tempi diversi. Abbiamo bisogno di una garanzia di assistenza per la salute mentale di queste persone a lungo termine, almeno per i prossimi tre decenni, se non più a lungo». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero