Il Rogo di Primavalle diventa graphic novel

Il Rogo di Primavalle diventa graphic novel
«Se mi buttavo dalla finestra, morivo. Dietro, avevo le fiamme... Ci volevano uccidere tutti». La voce rotta dall'emozione di Antonella Mattei segna la...

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«Se mi buttavo dalla finestra, morivo. Dietro, avevo le fiamme... Ci volevano uccidere tutti». La voce rotta dall'emozione di Antonella Mattei segna la presentazione, a Montecitorio, della graphic novel dedicata ad uno dei più atroci delitti politici degli anni '70: il rogo di Primavalle in cui morirono il 16 aprile 1973 i fratelli Virgilio e Stefano Mattei, figli di Mario Mattei, segretario della locale sezione del Msi.  A quell'episodio, a ciò che ne seguì nel clima degli anni di piombo, la casa editrice Ferrogallico ha dedicato un volume scritto da Annamaria Gravino e disegnato da Valeria Manto, presentato dal vice presidente della Camera Fabio Rampelli, Carlo Fidanza e Federico Goglio. 


«Stefano e Virgilio -ha sottolineato Rampelli- non sono martiri di una parte, ma martiri della storia d'Italia. Non ci daremo pace, non dichiareremo esaurito il nostro compito, finché non riusciremo a costruire una memoria condivisa con coloro che, a sinistra, solo in parte, a tutt'oggi, sono stati capaci di fare autocritica rispetto all'epoca in cui proclamavano uccidere un fascista non è reato».

L'esponente di Fdi ha proposto di istituire un «Museo degli anni '70» come simbolo di una «pacificazione» tra ex avversari in quella che fu «una guerra civile strisciante che direttamente o indirettamente coinvolse decine di migliaia di persone e che vede il 90% dei nostri martiri rimasti senza giustizia». Ignazio La Russa, vice presidente del Senato, ha ricordato come «fatto se possibile ancor più ignobile del clima di quei giorni il tentativo di attribuire il delitto ad una faida tra missini». 


Oltre al dolore per la perdita dei fratelli, nelle parole di Antonella Mattei è risuonata l'amarezza per gli strascichi giudiziari in cui loro, da vittime del terrorismo, si sono visti citati in giudizio per danni d'immagine da parte di persone vicine ai responsabili del rogo.  I quali, ha lamentato, «sono all'estero» mentre in Italia lei e la sorella Silvia, pur essendo familiari di vittime del terrorismo, non sembrano avere un riconoscimento da parte istituzionale: «Non solo non conosco il presidente dell'Associazione delle vittime del terrorismo, ma lui si permette pure di criticarci... E il giorno in cui si ricordano le vittime del terrorismo con il Presidente della Repubblica, a me e a mia sorella Silvia gli inviti non arrivano...». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero