Londra, ristorante vegano rifiuta le banconote da 5 sterline: «Sono fatte con grasso animale»

Facebook: VegBar Brixton
Un ristorante vegano di Londra ha messo al bando le nuove banconote da 5 pound dopo aver scoperto che vengono realizzate con grasso animale. È infatti emerso come i nuovi...

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Un ristorante vegano di Londra ha messo al bando le nuove banconote da 5 pound dopo aver scoperto che vengono realizzate con grasso animale. È infatti emerso come i nuovi tagli siano stati prodotti con polimeri che contengono piccole quantità di sego, una sostanza a base grasso animale utilizzata nella produzione di candele e sapone. Il sego, simile allo strutto, nasce dalla raffinazione del grasso che cresce attorno al cuore e ai reni di ovini, equini e soprattutto bovini. Per questo il VegBar di Brixton, quartiere londinese poco più a sud di Charing Cross, ha annunciato che non accetterà più pagamenti con le nuove banconote per “Rimanere fedeli alla nostra causa”. In un post sulla pagina Facebook il ristorante ha spiegato. “Come molti di voi avranno sentito, la nuova banconota contiene grasso animale e non è vegan”.


 



Il VegBar è specializzato in piatti vegetariani e vegani “creativi” e le pietanze più note sono la torta di Oreo senza latticini e il “Tofish”, versione vegan del Fish&Chips. La risposta degli utenti è stata piuttosto eterogenea: c'è chi è convinto di portare avanti il boicottaggio e chi ritiene che ci siano problemi più importanti in ballo. Una questione di priorità, secondo alcuni, ma c'è chi spiega: “Viviamo in una società non-vegan, la colla che tiene assieme le sedie del ristorante probabilmente non è vegana, così come le ruote dell'autobus che ho preso stamattina”. La petizione per la rimozione del sego dai nuovi cinque pound, intanto, ha raggiunto più di 120.000 firme, ma chi li ha prodotti ha definito “stupidi” i vegetariani e i vegani che hanno protestato spiegando come la quantità di sego utilizzata fosse “insignificante”. La Banca d'Inghilterra ha comunque annunciato all'Evening Standard che il suo fornitore sta lavorando a “potenziali soluzioni” al problema.   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero