Gb, rissa durante la caccia ai Pokémon: ventenne muore tra le braccia della fidanzata

Gli assassini hanno 20 e 27 anni e sono stati arrestati con l'accusa di omicidio
Picchiato a morte a causa di una rissa scattata durante una caccia ai Pokémon. È successo in un centro commerciale a Broadstairs, nel Kent (Regno Unito). Carl...

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Picchiato a morte a causa di una rissa scattata durante una caccia ai Pokémon. È successo in un centro commerciale a Broadstairs, nel Kent (Regno Unito). Carl Gregory aveva 20 anni ed è deceduto tra le braccia della sua fidanzata di 19. The Sun ha diffuso la notizia del ragazzo pestato e ucciso nel parcheggio: gli aggressori hanno 20 e 27 anni e sono stati arrestati con l’accusa di omicidio. Gli amici e i familiari della vittima esprimono rabbia e dolore attraverso i social network. La mamma della fidanzata di Carl, infatti, ha scritto su Facebook: «Maledetti Pokémon. È stato ucciso per niente, era un bravo ragazzo».


È la prima volta che l’app miete una vittima in Inghilterra. Da quando è stata lanciata, la cronaca di tutto il mondo ha raccontato casi estremi: Pokémon Go nel giro di pochissimi giorni, infatti, è diventata una vera mania. Dal video a Central Park dove i giocatori si spintonavano pur di catturare gli animaletti e salire di livello alla ragazza incinta investita in Francia mentre cercava di acchiappare un raro animaletto, il fenomeno ha travolto i fan creando un esercito di predatori con gli occhi bassi sullo schermo. Il gioco, stavolta, si è fatto pesante e i ragazzi che si stavano sfidando in un pomeriggio qualunque si sono trasformati in assassini. I due aggressori hanno tentato la fuga lasciando la vittima tramortita sull'asfalto ma la polizia ci ha messo poco a rintracciarli e metterli in manette. Gli amici di Carl hanno organizzato una commemorazione in occasione della prossima giornata di Sunday League, mentre la mamma, commossa, ha postato un pensiero per loro su Facebook: «È un bellissimo modo per ricordare mio figlio. È stato amato e ci manca molto. Ringrazio tutti per le belle parole». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero