Treviso, bimbi rumorosi al ristorante: rissa fra il titolare e i clienti, oste in ospedale

rissa in un ristorante di Treviso tra titolari e clienti
Due versioni diametralmente opposte. Da un lato quella dei titolari del ristorante, minacciati ed aggrediti dai clienti per aver semplicemente chiesto di non lasciar scorrazzare i...

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Due versioni diametralmente opposte. Da un lato quella dei titolari del ristorante, minacciati ed aggrediti dai clienti per aver semplicemente chiesto di non lasciar scorrazzare i bambini in giro per il locale, disturbano gli altri avventori. Dall'altro i clienti stessi, che sostengono di essere stati loro le vittime, di aver ricevuto graffi e spintoni, e di esser stati messi alla porta. E che, dopo il fattaccio, hanno inzeppato TripAdvisor e Google, oltre ai siti delle testate giornalistiche che hanno riportato l'episodio, di commenti negativi nei confronti del locale.


Risultato? I titolari del ristorante, la Rosa Peonia di via Feltrina, a Treviso hanno presentato denuncia non solo per le minacce ricevute («Vi bruciamo il locale») e le lesioni (il figlio del proprietario ha ricevuto un colpo rimediando 5 giorni di prognosi, la moglie, invece ha subito un forte choc), ma nelle prossime ore farà querela anche per diffamazione. «Stanno scrivendo peste e corna con il solo obiettivo di vendicarsi» spiega l'avvocato Davide Favotto.
Sabato sera il locale è strapieno. Il tavolo è prenotato per 9 persone. Ne arrivano 11. In più ci sono due bambine di circa 3 anni. Nessun problema, una soluzione viene subito trovata. Tutto procede al meglio finché, alle 21.30, le piccine cominciano a scorrazzare per le sale. Un cameriere rischia di travolgerne una, ma sono gli stessi clienti di un tavolo della sala accanto a chiedere se si possa far si che le bimbe stiano al tavolo. Da qui le versioni prendono due strade opposte.


«Mio fratello ha chiesto ai genitori se potevano tenerle al tavolo - racconta Laura, figlia del titolare -. Ma la loro reazione è stata violenta: la signora è venuta al bancone, ha ordinato un bicchiere di vino e l'ha lanciato sul muro, mandandolo in frantumi. E quando mio fratello è intervenuto, è stato aggredito dal marito. Ha riportato graffi al volto e al collo». «Il calice di vino? Mi è caduto dalle mani - controbatte la madre delle bambine, Aliona C., che a sua volta gestisce un locale al Duomo -. Mi avevano detto che se non sapevo tenere le mie figlie era meglio che tornavo a casa. L'aggressione? Mio marito è intervenuto per difendermi dal cameriere». In via Feltrina, visto il parapiglia, intervengono gli agenti delle volanti e, in supporto, i carabinieri. I clienti vengono invitati a saldare il conto (a anche su questo ci sono state delle contestazioni), ed ora si preannuncia una battaglia di querele e contro querele la cui conclusione, probabilmente, si vedrà solo in tribunale.

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Il Messaggero