Il Museo Nazionale del Brasile, il più antico del paese sudamericano e una delle più prestigiose istituzioni di storia naturale ed antropologia delle Americhe,...
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Le fiamme sono divampate intorno alle 19.30 (era circa mezzanotte e mezza in Italia) nel Palazzo di San Cristoforo, ex residenza delle famiglie reali portoghesi e dell'Impero brasiliano (nonché sede dell'Assemblea Costituente Repubblicana), considerato un capolavoro architettonico neoclassico del Nuovo Mondo, nel cuore di Rio de Janeiro. I pompieri hanno impiegato più di cinque ore per controllare il fuoco, ostacolati anche dal fatto che i due depositi vicini al museo erano vuoti, ed è stato necessario pompare acqua da altri punti della città.
Nelle sue decine di sale - per una superficie totale di oltre 13 mila metri quadri - il Museo Nazionale custodiva oltre due milioni di reperti, fra i quali i resti di Luzia, il fossile di Homo Sapiens più antico trovato nelle Americhe, risalente al Paleolotico Superiore, e quelli di un dinosauro trovato nel Nordest del Brasile, un Angaturama limai, il più grande rinvenuto nel paese. Mummie egiziane e precolombiane e perfino resti di Pompei sono fra i tesori archeologici persi per sempre nelle fiamme. Ma anche una delle collezioni scientifiche più estese sulle civiltà indigene dell'America del Sud, e una biblioteca per specialisti con oltre mezzo milione di volumi, fra i quali più di 2 mila considerati particolarmente rari.
Il presidente Michel Temer, ormai nella retta finale del suo mandato, ha annunciato che ha già preso contatto con «entità finanziarie e aziende pubbliche e private per creare una rete di appoggio economico», che permetta «la ricostruzione del Museo Nazionale nei tempi più brevi». Ma Katia Bogea, presidente dell'Instituto del Patrimonio Storico e Artistico (Iphan), associato al ministero della Cultura, ha commentato amaramente che il patrimonio perso non può essere restituito. «È tutto finito, ed è stata una tragedia annunciata». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero