Migranti, verso rimpatri più veloci: Salvini pressa Tunisi. E ora punta sul Niger

Migranti, verso rimpatri più veloci: Salvini pressa Tunisi. E ora punta sul Niger
Prossima tappa sarà il Niger, anche se, intanto, il ministro del'Interno Matteo Salvini riesce a incassare solo un impegno da parte della Tunisia riguardo ai rimpatri e...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Prossima tappa sarà il Niger, anche se, intanto, il ministro del'Interno Matteo Salvini riesce a incassare solo un impegno da parte della Tunisia riguardo ai rimpatri e alle espulsioni, la questione che più gli premeva risolvere. Il paese africano ha promesso di riprendersi tutti i tunisini irregolari che verranno identificati in Italia, sebbene con modalità ancora da concordare.


Quindi non la soluzione al problema, ma unicamente qualcosa in più dell'accordo attualmente in vigore, che prevede 80 rimpatri ed espulsioni con due charter a settimana. In cambio, le autorità nordafricane hanno chiesto al nostro governo assistenza tecnica: motovedette (due arriveranno a ottobre), auto fuoristrada, addestramento e apparecchiature elettroniche. E anche l'apertura di canali d'ingresso legali, ai quali il responsabile del Viminale ha replicato ribadendo che, di questo, si parlerà solo dopo aver bloccato le partenze, che resta la priorità dell'Italia.

GLI EQUILIBRI
La missione lampo, comunque, non è stata concentrata soltanto sulle migrazioni clandestine, ma anche sugli investimenti e le esportazioni italiane, perché, nonostante la Tunisia sia una democrazia araba parecchio fragile, la sua stabilità resta fondamentale per gli equilibri nel Mediterraneo.
Quindi massimo impegno per mantenerla solida con accordi che sono stati presi con il ministro dell'Interno Hichem Fourati e con il presidente Beji Caid Essebsi. Un presidente - giusto come nota di colore - che ha origini italiane, sarde, visto che il bisnonno Isma'il Caid Essebsi è stato rapito proprio in Sardegna da corsari tunisini all'inizio del XIX secolo.

La visita è durata solo poche ore perché il vicepremier è stato costretto ad anticipare il rientro per presenziare al Consiglio dei Ministri sul Def che è stato discusso ieri pomeriggio.
Ha comunque definito la giornata «proficua», sebbene non abbia portato al risultato sperato, ovvero all'aumento dei rimpatri. «È un lungo cammino - ha ammesso - ma c'è l'impegno a controllare più efficacemente le coste per ridurre le partenze e rendere più veloci le espulsioni. Stiamo lavorando con le autorità per riportare in patria qualunque cittadino tunisino che sia realmente tunisino». Poi ha chiarito: «Quando parlo di apertura di un canale migratorio regolare e positivo penso ai tanti ragazzi tunisini che cercano un futuro migliore».
PIANO ECONOMICO
L'obiettivo dell'Italia rimane quello di diventare il primo partner economico e commerciale della Tunisia. Un progetto che è stato confermato dalle autorità locali. «Serve un programma a lungo termine - ha evidenziato Fourati - che si fonda su cooperazione e sviluppo e sui diritti dell'uomo, creando anche canali ufficiali per l'immigrazione legale e mettendo in piedi progetti comuni tra i due Paesi». Nel corso della visita c'è stato spazio per un piccolo giallo.

La radio MosaiqueFm ha diffuso la notizia che il premier Youssef Chaled si sarebbe rifiutato di incontrare Salvini per alcune sue dichiarazioni (in estate c'erano state polemiche dopo l'affermazione «la Tunisia esporta galeotti»). Anche se del presunto incontro non c'era traccia nell'agenda ufficiale e l'addetto alla comunicazione del governo ha liquidato la cosa come «un fake». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero