È il "Lady Godiva", forse il più noto night club di Rimini, il locale sequestrato durante la notte dalla polizia di Stato nell'ambito di...
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Il blitz è scattato alle 4, dopo un appostamento di tre ore, e gli agenti hanno fatto irruzione nell'orario di massima affluenza, trovando molte ragazze, una trentina e i clienti, una cinquantina e quasi tutti di fuori città, sui divanetti della zona 'vip'.
Dodici le misure cautelari eseguite nel night aperto per tre sere, da ieri e fino a domani, in coincidenza di un appuntamento fieristico, Tecnargilla, il Salone Internazionale delle Tecnologie e delle Forniture all'Industria Ceramica e del Laterizio.
Ci sono anche il titolare, il gestore e l'addetto alla sicurezza del famoso night club di Rimini 'Lady Godivà tra i destinatari delle misure cautelari disposte dal gip Vinicio Cantarini su richiesta del pm Davide Ercolani. Per otto dei 19 destinatari dell'ordinanza è scattata la custodia in carcere, per quattro ai domiciliari e sette hanno l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Il locale è al piano interrato del Grand Hotel di Rimini, che non ha nulla a che vedere con il night e non è stato interessato dall'inchiesta. Gli accertamenti della squadra mobile si sono concentrati sulla gestione del Lady Godiva, dimostrando che il rappresentante legale del night, uno dei soci, un dipendente part-time ma di fatto gestore del locale, e gli addetti alla sicurezza favorivano e sfruttavano la prostituzione delle dipendenti assunte come figuranti di sala, che si concedevano nei privè dove venivano organizzati gli incontri con i clienti.
Gli indagati sono accusati di aver ricevuto gran parte dei soldi riscossi dalle prostitute che venivano istruite sul tipo di prestazioni da fornire, sul come comportarsi con i clienti e come riscuotere il denaro. Le indagini sono iniziate nell'autunno del 2016, e hanno evidenziato l'attività di prostituzione all'interno del locale dove venivano anche consumati e spacciati stupefacenti, in prevalenza cocaina: tutto documentato da filmati e fotografie in mano agli inquirenti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero