Nessuna impasse. Il governo esaminerà il ddl con le linee guida della riforma Rai nella prossima seduta del consiglio dei ministri. Per Renzi intervenire sul servizio pubblico ha...
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L’idea di approvare un ddl del governo sulla Rai in soli tre mesi ad alcuni pare un «azzardo clamoroso». Un azzardo che il premier ha deciso di correre. Nel Pd, in attesa che Renzi pronunziasse l’ultima parola, erano state avanzate varie ipotesi. Anche quella che se tutto saltava si potessero nominare i nuovi vertici con le attuali regole della legge Gasparri. Voleva dire dare il via al passaggio di consegne e andare avanti con la riforma dell’informazione. È un’ipotesi che qualora tutto dovesse saltare resta in piedi. Si nominebbero i due direttori delle newsroom e almeno in parte «partirebbe il cambiamento». Non sarebbe insomma più la vecchia Rai ma neanche la nuova. Una via di mezzo, un ibrido.
RISCRITTO L’ART 49 La seconda ipotesi è quella, per così dire, minimalista. Se la strada si fa in salita, si tocca solo l’articolo 49 della legge Gasparri, quello che disciplina il meccanismo di nomina dei vertici. Si elimina in questo modo il rischio che l’azienda rimanga esposta, alle «rissosità e spaccature del Parlamento». Lo schema contenuto nelle linee guida è noto: un cda composto da 7 membri, di cui 4 nominati dal consiglio dei ministri su proposta del ministero del Tesoro, uno espresso dai dipendenti e due dalle Camere.
IL CAPO AZIENDA Il punto centrale rimane il capo azienda nominato dall’azionista di maggioranza, dunque dal ministro dell’Economia, ergo dal governo. L’altro punto è il rinnovo della concessione che scadrà nel 2016. La commissione parlamentare di Vigilanza rimarrebbe ma con compiti di controllo. La partita, tanto per cambiare, è tutta nella mani di Renzi. Il sottosegretario allo Sviluppo Antonello Giacomelli ci sta lavorando da tempo ma per prudenza evita incursioni dopo gli ultimi precipitosi dietrofront imposti dal premier. Sul canone nella bolletta elettrica. Sul canone delle frequenze e infine sul modello di governance che il sottosegretario avrebbe voluto in stile Bbc (duale), ovvero con un consiglio di sorveglianza molto ampio e rappresentantivo della società civile e un comitato di gestione ristretto.
A Palazzo Chigi sono convinti che un ddl limitato ad una semplice manutenzione della legge Gasparri, articolato perciò su pochi punti, possa arrivare con meno difficoltà in porto. «Credo che ci siano ancora i tempi per arrivare ad un accordo politico, recepire le linee guida e intervenire sulla governance», si fa ottimista Vinicio Peluffo, capogruppo dem in commissione Vigilanza. Sullo sfondo resta l’ipotesi di riformare la Rai per decreto, un’ipotesi agitata dal premier che ha sollevato un coro di proteste fuori dalla maggioranza e troverebbe l’opposizione del presidente della Repubblica Mattarella.
AL VOTO Il disegno renziano prevede la specializzazione tematica delle tre reti principali: una generalista, una votata all’innovazone l’altra alla cultura, possibilmente senza pubblicità.
Il Messaggero