«Bisogna vincere la nostra sudditanza psicologica verso l'Europa». Parla alla politica italiana, Matteo Renzi. A chi, come l'ex premier Mario Monti,...
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«Bisogna vincere la nostra sudditanza psicologica verso l'Europa». Parla alla politica italiana, Matteo Renzi. A chi, come l'ex premier Mario Monti, nell'Aula del Senato lo invita a non «denigrare» Bruxelles e a rispettare le regole di bilancio europee. «Non accetto lezioni», replica il premier. E nelle usuali comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì, ribadisce una linea d'attacco in Ue. Perchè «l'Italia sta facendo i compiti, l'Europa non ancora. E dirlo non è lesa maestà».
Non è con fare «da Gianburrasca» ma «a testa alta» che questo governo, rivendica Renzi, si presenta in Ue a dire la sua su ogni dossier, «come gli altri Paesi già fanno» e come in passato il nostro Paese non ha fatto abbastanza. Perciò, dopo il braccio di ferro con la Germania sui fondi per i migranti alla Turchia (il problema «non si risolve con gli oboli»), il premier annuncia fin d'ora il «veto» dell'Italia su «un tetto alla presenza di titoli di stato nel portafoglio delle banche». E non si dice neanche contrario a una «indagine» sul surplus commerciale tedesco («Ma è la Commissione a decidere, non noi»). Nessuna sudditanza psicologica verso la Germania, tant'è che Renzi ribadisce che il problema «enorme» in Ue non è il salvataggio di quattro banche fatto dal governo italiano, ma «l'eccesso di titoli tossici nella pancia» di molti istituti europei, con una crisi che investe «la prima e la seconda banca tedesca». Di fronte a questo scenario, prima di parlare della proposta franco-tedesca di superministro dell'economia, bisogna «decidere - afferma il premier - la direzione economica». Non sono questi i temi sul tavolo del Consiglio che si apre domani. Si parlerà della «Brexit», del referendum che potrebbe segnare l'addio degli inglesi all'Ue, e sarebbe «una sconfitta» per tutti. E si parlerà del tema migranti, sul quale secondo l'Italia serve una risposta unitaria, europea, mentre oggi certi leader Ue vanno «a zig zag».
Ma i due temi, sostiene il premier, non sono altro che un sintomo di una malattia più vasta.
Il Messaggero