La strage di Tunisi è l'ultimo, ennesimo, segnale del fatto che il terrorismo «è una minaccia globale». E non è più tempo di indugiare: è ora di «prendere decisioni...
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Matteo Renzi esce dal vertice Ue di Bruxelles, deciso a non mollare il suo pressing in Europa. Lascia lo Justus Lipsius, la sede del consiglio europeo, tra una folla di giornalisti che lo incalza, come è ovvio, sulle vicende interne e sugli sviluppi del caso Lupi, spiegando che le dimissioni del ministro le considera «giuste». Sono state una «sua scelta politica», dice escludendo qualsiasi «effetto sul governo», confermando che terrà l'interim per pochi giorni e dribblando qualsiasi ipotesi di nomi che, rimarca, «si fanno al Quirinale».
Ma nonostante l'attenzione dei taccuini sia tutta rivolta alle vicende di casa torna sul suo refrain, la centralità delle politiche per il Mediterraneo.
Il premier chiede all'Europa lo stesso cambio di passo che rivendica in campo economico. In questo vertice il tema non è stato direttamente sotto i riflettori (salvo il mini-summit di stanotte sulla Grecia) ma Renzi ha insistito sulla «necessità di accompagnare questa nuova fase della politica economica europea con più determinazione». Anche perchè - non ha perso l'occasione di sottolineare - «negli ultimi sei anni l'Ue ha perso posti di lavoro e forza nella crescita mentre gli Usa sono andati avanti». Un ulteriore elemento del fatto che «l'austerity non basta», ha ricordato.
Renzi si è limitato a commentare come «andate bene» le discussioni sui temi al tavolo del Vertice - dall'Ucraina al Ttip, dall'energia alla Libia e all'economia - soffermandosi, oltre al tema terrorismo ed alla strage del Bardo, anche sulla Libia. Un capitolo su cui l'Italia spinge da sempre. «C'è stata una buona discussione stamane, già aperta ieri sera. Certamente una discussione non basta, molto dipenderà da ciò che accadrà nelle prossime settimane. Continueremo a monitorare la situazione», ha detto usando le stesse parole delle conclusioni dei 28.
Riferendosi quindi agli attesi sviluppi della mediazione dell'inviato Onu Bernardino Leon per una riconciliazione nazionale delle fazioni in grado di permettere un governo di unità che l'Ue sarebbe pronta a sostenere con un intervento sul terreno mirato alla sicurezza (dal controllo dei confini, all'addestramento dei libici e la vigilanza delle sedi istituzionali). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero