E Renzi scrive al suo successore: leale collaborazione, ecco i dossier

E Renzi scrive al suo successore: leale collaborazione, ecco i dossier
La campanella suona anche per Matteo Renzi. Stavolta, però, il passaggio di consegne sarà tutt’altro che astioso e repentino come il 22 febbraio 2014 quando la...

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La campanella suona anche per Matteo Renzi. Stavolta, però, il passaggio di consegne sarà tutt’altro che astioso e repentino come il 22 febbraio 2014 quando la campanella da premier a Palazzo Chigi passò dalle mani di Letta a quelle di Renzi in una decina di secondi, una ventina compresi i tempi per raggiungere il centro della sala. Mai uno sguardo dritto tra i due. Una stretta di mano neanche rispettosa delle apparenze. Stavolta il contrario, almeno nelle premesse.


A parte la cerimonia che si terrà, il premier uscente ha già inviato al successore, Gentiloni, una lunga e dettagliata lettera di passaggio delle consegne, ricognizione dei principali provvedimenti dei mille giorni. Una ventina di capitoli con l’indicazione del lavoro che resta da fare, come vigilare sull’iter in Parlamento delle leggi in corso d’opera. Quasi senza soluzione di continuità, Matteo affida a Paolo le sorti di un esecutivo fiero dei suoi risultati, con l’auspicio che l’opera venga portata a termine nei mesi che restano. «Per agevolare l’insediamento del nuovo governo – scrive Renzi nell’incipit - ritengo utile e doveroso, in uno spirito di leale collaborazione, passare brevemente in rassegna il lavoro svolto in questi ultimi 1000 giorni e, soprattutto, segnalarti le scadenze imminenti e le priorità concernenti i principali dossier rimasti aperti».

L’ELENCO
Si comincia con il mercato del lavoro. Renzi rivendica di avere avuto come «faro il rilancio dell’occupazione, in primis quella giovanile», avvertendo però che «i primi importanti risultati vanno consolidati e rafforzati» perché alcuni «incentivi per stimolare le assunzioni hanno carattere temporaneo». Annota che il disegno di legge a tutela del lavoro autonomo non imprenditoriale è stato approvato dal Senato lo scorso novembre ed è ora all’esame della Camera. Sulla povertà e sul terzo settore, ammette di aver adottato misure non ancora strutturali. Su famiglia, previdenza e fisco tre capitoli di peso, con i bonus a sostegno della natalità, il piano asili nido, l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica (Ape), la semplificazione del sistema fiscale e il superamento del patto di stabilità interno nella finanza locale. Poi un elenco di riforme per liberare le potenzialità di crescita, dalla pubblica amministrazione alla giustizia civile passando per la riforma del credito e interventi di agevolazione fiscale (eliminata la componente lavoro dall’Irap, ridotta l’Ires al 24 per cento, regime forfettario per le partite Iva). 

Ancora: diritti civili, lotta alla corruzione con l’istituzione dell’Anac di Cantone, deflazione del carico penale ma aumento delle pene per reati come l’auto-riciclaggio. Lavori pubblici e infrastrutture con lo “Sblocca Italia” e piano grandi opere da 11,5 miliardi. Infine: salute (aggiornamento dei LEA con fondi per 800 milioni di euro), sport e agricoltura (cancellate Imu, Irap, Irpef) per chiudere coi temi che Gentiloni conosce bene da (ex) ministro degli Esteri: l’immigrazione, tra solidarietà e contrasto a quella illegale, e “l’affaire” Regeni. Diventa accorato, Renzi, nel segnalare, «certo della tua condivisione, la necessità di proseguire l’intenso lavoro avviato con il supporto della Procura di Roma per ottenere la verità sul caso di Giulio Regeni».


Il riconoscimento dell’Egitto di Regeni come «testimone di pace» e l’impegno a proseguire le indagini sono «un importante passo avanti, tuttavia non possiamo ancora fermarci sin tanto che non si farà definitiva chiarezza e verranno accertate le responsabilità. Lo dobbiamo al nostro Paese, ma soprattutto a Giulio Regeni e alla sua famiglia». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero