Matteo Renzi stamattina voleva lasciare tutto e subito: sia il governo e, secondo alcuni, perfino la guida del Pd. «L'ho detto, sono diverso dagli altri, non posso...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La notte ha, se possibile, aumentato la rabbia e la delusione del presidente del consiglio per una sconfitta bruciante che mai avrebbe immaginato di queste dimensioni. E la convinzione che il rottamatore non poteva trasformarsi nel galleggiatore, il classico politico che prende tempo e poi non si dimette più. Con questo spirito Renzi è salito in mattinata al Quirinale dove Mattarella lo aspettava con l'urgenza di mettere in sicurezza la scadenza della legge di bilancio. E l'unico modo per evitare l'esercizio provvisorio è che sia l'attuale governo e non quello che verrà a portare in porto la manovra. L'addio, oggi stesso dell'ex sindaco Pd, spiegano fonti di governo, avrebbe causato lo stand by della manovra fino al nuovo esecutivo che magari, per rispondere a nuove logiche di maggioranza, avrebbe anche riaperto il calderone della legge di bilancio. Un rischio che l'Italia, sarebbe stato il ragionamento del Capo dello Stato, non può permettersi visto che tutto il mondo in questo momento ci guarda.
Renzi si sarebbe a quel punto consultato con Pier Carlo Padoan facendosi garantire che l'ok alla manovra arrivi già
venerdì. Il consiglio dei ministri aveva già approvato la fiducia per il testo alla Camera ma, per chiuderla in settimana, bisognerà accelerare l'iter in commissione con la presentazione degli emendamenti. «Accetto per senso di responsabilità», avrebbe acconsentito alla fine il premier salendo al Quirinale dopo il consiglio dei ministri dove, con un brindisi, ha dichiarato politicamente chiusa l'esperienza di governo.
L'approvazione della manovra non frena però la ricerca della soluzione per il dopo. E giochi e contatti sono già partiti. In pole nei gradimenti del Pd sarebbe un esecutivo guidato da Pier Carlo Padoan che confermerebbe un buon numero degli attuali ministri, al netto di quelli strettamente renziani come il ministro Boschi, anche lei ferma nell'intenzione di lasciare.
La richiesta dei vertici Pd, spiegano fonti di maggioranza, è di un governo di scopo di brevissima durata per tornare, dopo la riforma dell'Italicum, alle urne già a marzo o al massimo a giugno. Ma il 2017, tra l'anniversario dei Trattati di Roma a marzo e il G7 a guida italiana a fine maggio e, prevede impegni che richiedono un governo in carica. Davanti a un orizzonte più lungo che potrebbe anche arrivare alla scadenza naturale della legislatura, Padoan potrebbe non essere più disponibile, per lealtà a Renzi, e a quel punto secondo i rumors il presidente della Repubblica potrebbe puntare su una figura istituzionale come il presidente del Senato Pietro Grasso. Ma al momento si tratta di scenari perché Mattarella, quando aprirà le consultazioni, ha intenzione di ascoltare con attenzione tutti i partiti.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero