«In Italia il capitalismo di relazione ha prodotto alcuni effetti decisamente negativi: è il momento di mettere la parola fine a un sistema basato più sulle relazioni che sulla...
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«Questo Paese ha un problema di classe dirigente, non solo di politica. Noi stiamo facendo la nostra parte ma non tocca solo a noi. Il sistema del capitalismo di relazione è morto e se non muore, muore l'Italia: la politica oggi è fuori da questo gioco, cambia passo. L'impresa ci dia una mano a cambiare questo sistema», ha insistito Renzi. Ma perché accada occorre andare in Borsa con «un cambio di mentalità. Se ai figli non arriva il 100 per cento dell'azienda, ma il sentimento» della necessità di cambiare, «alla fine il Paese sarà migliore», ha aggiunto il premier.
«Nelle prossime settimane il passaggio sulle sofferenze bancarie e sugli strumenti tesi a rendere il sistema bancario italiano nella stessa situazione degli altri paesi europei troveranno corso e concretizzazione», ha poi detto il presidente del Consiglio, intervenendo all'incontro con gli imprenditori in Borsa.
«Il nostro paese può ottenere molto dalla globalizzazione, dobbiamo uscire da questo assurdo atteggiamento per cui la globalizzazione era sempre e comunque un problema, per cui la delocalizzazione era sempre e comunque una fuga e il capitale straniero qualcosa da respingere. Questa è una linea del Piave slegata dalla realtà dei fatti», ha osservato poi Renzi. «Dobbiamo attrarre capitale straniero e sostenere le nostre aziende che vanno all'estero la nostra specifità di italiani è quella di sperimentare cose nuove all'ombra di cose strepitose».
«Le nostre aziende - ha aggiunto Renzi - devono essere parte di un sistema nervoso più ampio, gli imprenditori magari devono lasciare l'idea di controllare il cento per cento, magari scendere molto più in basso, ma pensare a governare gruppi molto più ampi con nuovi soci. Non bisogna solo preoccuparsi di tramandare l'azienda alla seconda,
terza o quarta generazione ma bisogna farla crescere, magari aprendola anche al capitale straniero».
«Sono molto ottimista sul futuro di Milano non perché è partita Expo ma perché è una città dinamica e deve soltanto togliersi un po' di polvere per fare ciò che serve al Paese. Milano è la locomotiva di Italia e lo sarà sempre di più nei prossimi anni», ha continuato il premier. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero