«A fare l'invasione della Libia con cinquemila uomini l'Italia, con me presidente, non ci va. Non è un videogioco». Matteo Renzi sceglie il salotto...
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«A fare l'invasione della Libia con cinquemila uomini l'Italia, con me presidente, non ci va. Non è un videogioco». Matteo Renzi sceglie il salotto televisivo della domenica pomeriggio per sgombrare il campo da ogni dubbio. Il nostro Paese, ribadisce, è pronto a «mettere in campo i suoi uomini» solo nell'ambito di una «iniziativa internazionale» su richiesta di un governo libico che sia «solido, anzi strasolido»: ora non ci sono le condizioni. La giornata si apre con il ritorno in Italia di Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, i due tecnici liberati a Sabratha. È un grande sollievo vederli finalmente ricongiunti alle proprie famiglie, afferma il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sollievo per loro, fa sapere in una nota il Quirinale, e un profondo cordoglio per Salvatore Failla e Fausto Piano, gli altri due tecnici rapiti e uccisi mercoledì. Alle loro famiglie il capo dello Stato ha inviato un suo messaggio. E Renzi, nel chiedere che siano accertate le «responsabilità» nel rapimento, ha assicurato «tutto il sostegno» del governo ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime.
Ma il loro dolore si traduce in una risposta molto dura alle istituzioni. Stefano, figlio di Piano, invoca «verità» da parte dello Stato. Rosalba Castro, vedova di Failla, respinge il messaggio di vicinanza di Mattarella: «Non ha valore per me, non mi tocca. Non voglio le condoglianze, dovevano riportarmelo vivo. Sì, lo Stato ha fallito, perchè mi stanno riportando mio marito in una bara». È proprio per il rispetto che si deve alle vittime, spiega Renzi in un'intervista a Barbara D'Urso, che bisogna usare la parola «guerra», una parola «terribile», «in punta di piedi, con calma». «Vedo gente che dice mandiamoci cinquemila uomini», si indigna il premier, che parla del dibattito emerso sui giornali e cita la cifra indicata anche dall'ambasciatore americano John Phillips. «Non si può dire mandiamo 5.000 soldati magari perchè ci si è montati un pò la testa. L'ipotesi non c'è. Punto», scandisce più volte il premier, che al pubblico della domenica pomeriggio vuole lanciare un messaggio di prudenza e sul no all'intervento - la maggioranza degli italiani, dicono i sondaggi, è contraria - raccoglie forti applausi. Non si può andare alla guerra «con superficialità» e senza una prospettiva per il dopo, spiega il presidente del Consiglio. E richiama la Francia alle sue responsabilità per l'intervento contro Gheddafi: «Se la Libia è in questa situazione di difficoltà è perchè in passato qualche politico - e mi riferisco a politici non italiani, in particolar modo francesi - ha avuto la bella idea di fare un intervento senza pensare alle ripercussioni», sottolinea.
Non si può ripetere quell'errore: un «eventuale intervento» potrà essere valutato solo su richiesta di un governo locale «strasolido».
Il Messaggero