Matteo Renzi non vuole mancare. E vola fino in Nevada, che sceglie come prima tappa della sua missione in Usa, per tagliare il nastro di un impianto simbolo, quello che l'Enel...
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E usa l'esempio dell'Enel, postando su Facebook mentre vola verso l'America l'hashtag #orgoglioitalia, per mandare l'ennesimo messaggio a casa: «Basta con la rassegnazione che fa male al Paese di quelli che dicono che la globalizzazione fa male all'Italia. È invece la più grande occasione del paese per tornare a esser sè stesso. L'Italia è più forte delle sue paure, nel mondo è un onore essere italiani». E mentre annuncia con un tweet un'altra «buona notizia», con l'Enel Green Power che ha vinto oggi una gara per eolico e solare in Messico da 1,5 miliardi, rilancia, ancora una volta, il ruolo delle rinnovabili che «vedono l'Italia tra i leader mondiali» e della tecnologia.
Senza però dimenticare, con un occhio al prossimo referendum sulle trivelle, che un «mondo di sole rinnovabili è per ora un sogno. Dobbiamo ridurre le fonti fossili e le emissioni, ma petrolio e gas serviranno ancora a lungo», scrive. Dal Nevada il premier fa anche un passaggio sulla situazione in Europa. Anche e soprattutto alla luce dei «terribili» fatti di Bruxelles. Il vecchio Continente «ha paura» e la risposta da dare sono «i vecchi valori e le nuove energie», aggiunge con un gioco di parole sulle rinnovabili. «Il nostro Paese sembra fare tutto per nascondere le proprie eccellenze», scandisce più volte il premier, che è volato in Usa cogliendo l'occasione del summit sul nucleare di Washington in programma giovedì e venerdì per allargare il giro. E toccare tre Stati in chiave 'soft power', la penetrazione attraverso le eccellenze del sistema paese. Così, dopo il Nevada, farà tappa a Chicago, dove visiterà, tra l'altro, il laboratorio che ha scoperto il bosone e prende il nome da Enrico Fermi. Poi aprirà il forum Ice Italia-Usa sul manifatturiero del 21mo secolo e proseguirà per Boston per visitare il centro Ibm per le alte tecnologie in campo della salute, dove è attesa la firma un memorandum. E parlerà nella prestigiosa aula di Harvard, ateneo simbolo degli States.
Con gli Usa, insiste il premier, «non dobbiamo collaborare solo nei settori tradizionali».
Il Messaggero